La grande distribuzione snobba il tavolo etico
Nessuna adesione da parte dei rappresentanti dei centri commerciali e delle grandi catene di supermercati invitati al tavolo etico promosso dal movimento “Domenica no grazie” e da don Enrico Torta per dire no alle aperture straordinarie annunciate il 26 dicembre. Oggi alle 10, nella parrocchia di Dese, il confronto rischia quindi di andare deserto.
Oddio, il direttore della Sme di Marghera Girolamo Carrer, che da sempre ha adottato una politica in difesa del riposo e dei diritti dei lavoratori, ha assicurato che farà un salto, così come gli imprenditore Roberto Aggio e Toni Tirindelli. Ma questi personaggi sono già sensibili al problema, a Tiziana D’Andrea, volto di “Domenica no grazie”, interessava soprattutto attirare l’attenzione degli altri. I soli ad aver risposto sono stati i vertici della catena Alì, che però hanno declinato l’invito.
«Delusa? No, perché ci poteva stare questo atteggiamento nei nostri confronti, dal momento che non siamo un soggetto istituzionale e ai vertici di questi gruppi evidentemente non gliene frega nulla di noi», commenta la D’Andrea. «Noi però muoviamo migliaia di dipendenti di queste strutture ed è giusto essere ascoltati. Al governatore Zaia e all’assessore Marcato chiederemo al più presto un incontro affinché sia proprio la Regione ad aprire il tavolo etico con queste strutture. Prima che si arrivi a una protesta di grandi dimensioni vogliamo provarle tutte. Uno sciopero? No, sarebbe anacronistico, e quando ci sentiamo dire di non presentarci al lavoro, forse qualcuno si dimentica chi ha il coltello dalla parte del manico».
Molto più probabile, quindi, che a riempire la sala del centro parrocchiale di Dese siano questa sera proprio i diretti interessati, vale a dire gli addetti dei centri commerciali invitati alle 21.30 a confrontarsi nuovamente con il parroco e la D’Andrea. L’invito per questa mattina era stato invece rivolto ai centro Nave de Vero, Auchan, Zanchetta, Valecenter e La Fattoria, oltre alle catene Emisfero-Famila, Alì, Cadoro e Lando. «Avevamo pensato anche a quei supermercati che in passato hanno comprato pagine di pubblicità sui giornali, dicendo che non avrebbero aperto in certe date perché credevano nel rispetto della famiglia», aggiunge D’Andrea. «Questa sarebbe stata una buona occasione per ribadire quella posizione, invece nulla. Così domani sera (oggi, ndr) proveremo a discutere anche con titolari e commesse dei negozi che si trovano nei centri cittadini e nelle periferie, e che maggiormente sono colpiti da aperture domenicali e nei festivi da parte dei grandi centri commerciali. Questo non è solo un problema puramente etico ma anche economico, perché quei piccoli negozi delle nostre città sono fortemente penalizzati».
Simone Bianchi
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