La giungla dei porter tra minacce e abusivi La caccia ai clienti
Il mondo dei porter, finita la stagione delle navi da crociera, si ridimensiona nei numeri. I carretti sono lasciati incatenati sparsi in città; qualcuno, percependo l’affare, ha aperto una partita Iva per questo lavoro di facchinaggio, ma se ne contano pochi davanti alla stazione di Santa Lucia. Ieri mattina quattro porter regolari si spartiscono la fetta di città che si dipana tra il ponte degli Scalzi e l’inizio del ponte di Calatrava, a piazzale Roma. Due gli abusivi che, senza carretto, cercano di intercettare turisti: uno, con piglio deciso, si è fatto pure dare dei soldi da un giovane bengalese regolare che, all’inizio del ponte della Costituzione, aspetta seduto i clienti che non arrivano. Del resto il tentativo di infiltrarsi nel business, da parte degli abusivi, a volte violenti, c’è da tempo. Film di una mattinata passata in riva al Canal Grande.
Regolari e irregolari a volte si confondono in questo spazio. Soprattutto quando arrivano in porto le navi che scaricano migliaia e migliaia di turisti. Del resto il confine tra le due realtà, nell’attività, è parecchio labile. E chi è regolare forse non tutte le cose le fa in maniera legale. Basta chiederlo ai turisti se hanno mai visto una fattura, un pezzo di carta, uno scontrino che testimoni del servizio pagato e quindi di quanto il porter ha intascato. Le tariffe? Si contrattano al momento.
È un lavoro di ripiego per i bengalesi. Gente uscita, in gran parte, dalle cooperative che fino a qualche anno fa lavoravano alla Fincantieri. Alcune hanno avuto problemi con la giustizia e sono sparite. Tra i lavoratori stranieri, chi non ha lasciato Venezia si è messo a fare lavori saltuari, spesso abusivi: vendere merce nelle calli o grano in piazza San Marco. Anche i quattro, presenti ieri mattina, hanno seguito questa trafila. Poi, prima di finire nel vortice delle denunce e delle condanne, hanno aperto una partita Iva, hanno presentato in questura il foglio di inizio attività e, comprato un carrello, eccoli a fare il lavoro di facchinaggio. Si lamentano: «Ma perché la polizia non manda via gli abusivi? Loro portano le valigie e intascano soldi, mentre noi paghiamo le tasse».
E mentre il porter, che non vuole dire il nome, pronuncia la frase solleva il carrello e si dirige verso alcuni turisti appena scesi dai gradini della stazione. Sono giovani e se ne vanno verso ponte degli Scalzi declinando l’offerta. L’uomo si risiede e sconsolato scruta la scalinata alla ricerca di altri possibili clienti.
Il ponte di Calatrava non è il canale che convoglia clienti come nella stazione delle grandi navi. E per questo sono nervosi pure gli abusivi, due romeni conosciuti dalle forze di polizia, che vanno avanti e indietro sul ponte come dei maratoneti. Cercano, da un lato e dall’altro, una valigia da portare, un trolley da tirare sugli scalini. Niente di niente. Si fanno insistenti con una coppia di tedeschi, poi rinunciano. Uno corre dal porter fermo dal lato dell’ex palazzo delle ferrovie: gli dice alcune parole in tono secco e l’altro gli consegna dei soldi. Non lo fa volentieri, ma lo fa. La mattinata si consuma senza un cliente. E del connazionale finito in galera per omicidio dicono di non sapere nulla.
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