La flotta della marineria è sempre più vecchia
CHIOGGIA. Sempre meno barche e sempre più vecchie. Il rapporto sulla marineria di Chioggia, elaborato dall’Osservatorio socio economico di Veneto Agricoltura conferma, numeri alla mano, la situazione di progressivo decadimento della pesca “vecchia maniera” ma lascia qualche spiraglio al settore ittico, globalmente inteso.
Secondo il rapporto pubblicato in questi giorni la flotta marittima chioggiotta, con i suoi 212 pescherecci (erano 370 quindici anni fa) è ancora una delle più consistenti dell’Alto Adriatico e rappresenta il 33% della flotta veneta. Il 45% delle imbarcazioni ha una lunghezza compresa fra 12 e 18 metri, mentre il 28% rientra nella piccola pesca, con un taglio inferiore ai 12 metri.
Ma il dato preoccupante è che le imbarcazioni sono obsolete: l’età media è 28/29 anni. Risultato, questo, di politiche europee di “rottamazione” che, per molti anni, hanno privilegiato le “grandi” barche (poche a Chioggia) rispetto alle “vecchie”
Anche il numero delle imprese ittiche è in diminuzione. Nel 2015, infatti, risultavano registrate alla Camera di commercio 444 imprese nella produzione ittica primaria, di cui 341 impegnate nella pesca e 103 nell’acquacoltura.
Nel 2005 le imprese dedite alla pesca marittima erano 527 e il confronto fa registrare, quindi, una diminuzione del 35% in dieci anni e del 4,2% nell'ultimo anno.
Trend diverso per chi si occupa di acquacoltura: nell’ultimo anno le aziende aumentano del 9,6% rispetto al 2014, e fanno un balzo del 281,5% se confrontato con i dati del 2005, quando erano solo 27. L'incremento delle aziende di acquacoltura rispecchia la crescente difficoltà di praticare la pesca in mare (soprattutto lo strascico) a causa delle norme stabilite e imposte dall’Unione europea.
Tutto il pesce, pescato o allevato, confluisce, insieme a quello importato, al mercato Ittico di Chioggia, dove, nel 2015, è stato consegnato prodotto locale per 25,5 milioni di euro, prodotto nazionale per 6,8 milioni e prodotto estero per altri 7,9 milioni. In tutto 40.3 milioni di euro, in aumento del 1,4% rispetto al 2014.
Ci sono, quindi, potenzialità economiche di crescita per il settore, ma serve un cambiamento strutturale che lo indirizzi maggiormente verso tecniche di allevamento e di sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche.
Un cambiamento che, sottolinea la consigliera regionale chioggiotta Erika Baldin, passa attraverso le possibilità offerte dal Feamp (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca). «È tempo di garantire informazioni e supporto alle imprese locali perché accedano ai fondi europei».
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