La Fiom a Fincantieri: è ora di trattare

Chiedono a Fincantieri di ragionare su una serie di proposte a tutela dei lavoratori e annunciano esposti alla magistratura per vedere riconosciuti i diritti dei dipendenti.
I delegati della Fiom-Cgil – nella conferenza stampa tenuta ieri a Trieste – si sono detti pronti a continuare la protesta «sino a quando non si aprirà un pertugio per provare a sedersi attorno a un tavolo con l’azienda e trattare. «Non ci sono incontri fissati per negoziare» ha detto Bruno Papignani, coordinatore Fiom del gruppo Fincantieri
«Siamo venuti a Trieste perché qui ha sede l’azienda e pensiamo che sia il modo migliore per farci ascoltare. Abbiamo più fantasia di loro che non fanno che ripetere che quando ci sono nuove commesse si lavoro si debba lavorare di più e prendere di meno. L’azienda ha sbagliato tutta l’impostazione della trattativa». Duro il giudizio di Papignani sulla scelta aziendale di non pagare più i 70 euro previsti dal contratto integrativo del 2009 perché in corso la trattativa per il rinnovo dello stesso, come altrettanto chiara è la bocciatura del continuo ricorso agli appalti. «Gli ordini di lavoro fino al 2020» ha ripreso Papignani «i vertici di Fincantieri devono affidarlo ai suoi stabilimenti, dove vanno fatte delle assunzioni e non ad affidando, come succede, tramite gli appalti che sono fonte di illegalità, lavoro nero, sottosalario e serbatoio di malavita».
Dal coordinatore della Fiom sono arrivati anche alcuni suggerimenti per costruire il nuovo accordo contrattuale: «Servono limiti all’utilizzo degli orari extragiornalieri, va previsto l’uso dell’orario da sei ore per sei giorni, il turno di sabato è un disagio e va retribuito, come va rivisto il premio di produttività formato da una quota fissa e l’altra legata agli obiettivi produttivi». Del «fenomeno degli appalti, pericoloso e in espansione», ha parlato anche Thomas Casotto della Fiom di Monfalcone. Da lui è giunta la richiesta affinché vengano «depositate le timbrature ai tornelli da parte dei lavoratori, così da evitare vengano pagati per sei ore avendone lavorate in realtà 14. Il deposito potrebbe avvenire in un ente terzo: prefettura o ufficio del lavoro». Casotto ha posto inoltre l’accento sul «problema della sicurezza con i lavoratori dell’appalto i quali operano per più ore dell’orologio, con conseguenti rischi per la sicurezza e in una concorrenza al ribasso in termini di retribuzione. Renzi inizi a intervenire da qua». A sua volta, il segretario della Fiom del Veneto, Luca Trevisan, è tornato sullo sciopero e il presidio nei cantieri di Marghera dell’altro ieri e la nota di Fincantieri che accusato la Polizia di non essere intervenuta. «Fincantieri non può pensare di avere il consenso dei lavoratori con proposte irricevibili» ha detto Trevisan «a Marghera lo sciopero di quattro ore per turno è riuscito al 99% e questa è la dimostrazione di come i lavoratori si oppongano con sacrificio a scelte imposte in modo autoritario. La Digos ha smentito quanto affermato da Fincantieri («a Marghera viene tutelato il picchettaggio», ndr) e inoltre sono inaccettabili le provocazioni dei vigilantes interni alle persone che stavano scioperando, per le quali stiam ppresentando una denuncia». Trevisan ha puntato il dito, ancora una volta, contro «il sistema degli appalti, che produce illegalità e su cui deve rispondere il Governo. In questo ambito ci sono ingenti risorse da recuperare». Pierpaolo Pullini ( Rsu Ancona) ha parlato di «forte destrutturazione del cantiere» marchigiano, portando alcuni esempi: «Per un operaio aziendale ce ne sono sei dell’appalto. A bordo delle navi il rapporto è 60/70 a mille. Gli appalti sono usati solo per abbattere il costo del personale. Oggi i cantieri sono pieni di lavoro: va ripristinato almeno il 20% degli organici».
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