La filanda dell’Ottocento diventa un museo virtuale

Salzano. La vecchia fabbrica, chiusa nel 1952, occupava 250 lavoratrici Un innovativo percorso tecnologico ne restituisce le immagini e le esperienze

SALZANO. Salzano ha un museo, il Veneziano ne ha uno in più. Perché la struttura aperta ieri in Filanda e dedicata alla filatura vuole varcare i confini del Comune ed essere un punto di riferimento per tutta la regione e, perché no, anche per tutta Italia. Immaginatevi di andare indietro nel tempo, diciamo alla seconda metà dell’Ottocento e di essere partecipi della vita all’interno della Filanda, chiusa nel 1952 ma che negli anni d’oro aveva 250 lavoratori, donne soprattutto: tanti per l’epoca. Il Comune ha avuto dalla Regione 108 dei 120 mila euro necessari per partire e a marzo è iniziato il cantiere.

«Vorremmo che il museo», dice il sindaco Alessandro Quaresimin, «rientrasse nel circuito della Città Metropolitana. Per noi è una grande sfida». Ora non si ancora quando sarà aperto in modo definitivo al pubblico, con quali orari e costi d’ingresso ma oggi, Festa della filatura, sarà accessibile e lo stesso sarà per i prossimi fine settimana.

L’obiettivo è creare un percorso museale con un’attenzione speciale verso la disabilità e riscoprirsi tutti uguali: diversamente abili, studenti, bambini, semplici turisti. Tutti accomunati dalla voglia di scoprire, di sapere, di immergersi davvero nella conoscenza.

Si è trattato dunque di progettare un piccolo museo innovativo, in grado di coinvolgere il visitatore da un punto di vista non solo mentale ma anche sensoriale e di renderlo protagonista più che di una semplice visita, di una vera e propria esperienza.

È un museo ad alto contenuto tecnologico, dove alcune tecniche si sono ispirate al Padiglione della Germania a Expo 2015 di Milano (la Silkboard) e ha una superficie di 150 metri. È stato pensato e studiato da Angelo Rigo, Damiano Zardet, Michele Zannoni e Gerardo Lamattina.

All’entrata sono proiettati brevi filmati a forte impatto emotivo. Una vera e propria camera oscura dove il visitatore è immerso nella penombra in cui la luce di due proiettori e il suono dei rumori della filanda hanno il ruolo di rivelatori per il fissaggio della prima impressione. Le nicchie espositive sono iluminate da una luce fredda a led e tutti gli oggetti sono ordinati in un percorso espositivo che segue il ciclo produttivo. E a Salzano arriva la Silkboard, un semplice pezzo di cartone dove il visitatore può scoprire i temi e i contenuti del museo in un modo del tutto autonomo. In un viaggio lungo decenni.

Alessandro Ragazzo

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