La festa per il primo italiano a NY: Alberti, originario di Malamocco

Esiste una festa, il 2 giugno, che viene celebrata ogni anni da molti italiani. Non è la festa della Repubblica, ma una che risale all’epoca della Serenissima 

VENEZIA. Esiste una festa, il 2 giugno, che viene celebrata ogni anni da molti italiani. No, la festa della Repubblica non c’entra. È una festa che risale all’epoca della Serenissima e racconta una storia del 1635, che unisce Malamocco a New York.

Ci sono tutti gli ingredienti per appassionarsi: la fuga di un uomo, l’avventura attraverso i mari, la speranza di una nuova vita e una fine violenta. Un viaggio che diventa storia, le cui radici affondano in uno degli insediamenti più antichi della laguna. La festa si chiama Alberti Day, festa intitolata a Pietro Cesare Alberti.

Fu lui, il 2 giugno di 383 anni fa a bordo di una nave olandese, il primo italo americano a emigrare nel Nuovo Mondo. Anzi, a New Amsterdam: la città che nel 1664 venne ribattezzata New York. Una pietra commemorativa, a Bowling Green (Manhattan), celebra il suo arrivo. L’Alberti Day nasce, però, nel 2009, per merito della Italian American Historical Society. È un riconoscimento a un nobile di Malamocco, apripista per decine di milioni di emigrati nei secoli successivi.

Le tracce della vita di Alberti, con un paziente lavoro di ricerca storiografica, sono state ricostruite dal professor Paolo Possiedi (docente di Letteratura italiana alla Montclair State University) con l’aiuto di Cristiano Capponi, vice presidente associazione Gruppo Bevanda Malamocco. Pietro Cesare Alberto (il cognome, col tempo, si trasformerà in Alberti) compare nelle cronache cittadine il 20 giugno 1608.

È il giorno del suo battesimo, secondo i registri della parrocchia di San Luca. Pietro è figlio di Veronica e Andrea Alberti, segretario del Tesoro Ducale. La sua famiglia vive a Malamocco, in quella che è tutt’oggi Ca’ Alberti. Sono gli anni della guerra dei Trent’anni e in quell’epoca, a Venezia, era di stanza una guarnigione di oltre tremila soldati olandesi.

Il loro comandante è Johan Ernest di Nassau (futuro governatore del Brasile Olandese). Non c’è solo il leone, simbolo di entrambe le potenze, a unire la repubblica olandese con la Serenissima. Sono alleate contro l’Imperatore e il Papa, durante il bagno di sangue che colpisce l’intera Europa. Si spiega così l’intesa commerciale tra le due potenze, e i privilegi riservati agli olandesi: una Chiesa riformata dove pregare e ministri sul territorio lagunare. Sono anche gli anni della peste: nel 1631 si realizzano le fondamenta della basilica della Salute.

A Venezia muoiono 46 mila persone su 140 mila abitanti. Così, nel 1632, i militari olandesi si spostano a Malamocco. Ecco il primo contatto con Pietro Cesare Alberti. Qui le tracce si confondono: forse è la fuga dall’epidemia che lo porta a imbarcarsi su una nave olandese. Fatto sta che raggiunge l’Olanda e si imbarca sulla nave “de Coninck David” (“il re David”).

Un vascello armato con 14 cannoni e 25 uomini. Sotto il comando di David de Vries Pietersen, il 10 luglio del 1634 salpa dal porto di Texel, in Olanda. Si punta dritto verso il Nuovo Mondo, passando per l’Africa prima e il Brasile poi. Da lì, su per le Cayenne in Guaiana e poi in Virginia.

Fino all’arrivo, a quasi un anno di distanza, a New Amsterdam. Il viaggio è turbolento, e non per il mare grosso. Nella “Koerte Historiael”, scritto dal capitano De Vries e recuperato dal professor Possiedi alla New York City Library, si raccontano nervi tesi e screzi. Alberti rischia addirittura di essere buttato fuori dalla nave in un paio di occasioni.

Comunque sia, raggiunta la meta, diserta. Nel 1639, a quattro anni dal suo arrivo, compra un pezzo di terra. Si stabilisce a Wallabout, Long Island, dove oggi sorge Brooklyn. Tre anni più tardi, il 24 agosto 1642, sposa Judith Jans Magnee. Da lei ha sette figli, battezzati nella Chiesa Riformata Olandese di New Amsterdam. Nei registri, accanto al suo nome è scritto “alias Mallemock”: sono le sue origine malamocchine.

Pietro e Judith muoiono nel 1655. A ucciderli è la tribù indiana Susquehannock, durante una rappresaglia chiamata “la guerra del pesco”. È una vendetta per il massacro di una giovane indiana.

I figli sopravvivono e avviano la prima dinastia italiana del Nord America. Le cui origini stanno in un piccolo e antico borgo della laguna: »Dal premio Nobel per la pace con Hoffmann, fino a Corto Maltese con Pratt e Vianello: Malamocco» conclude Cristiano Capponi– è culla di storie famose in tutto il mondo».

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