La festa ovale di tutta la città per i 60 anni del San Donà Rugby

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Sessant’anni di rugby razza Piave. Il 2019 sarà un anno da ricordare per il Rugby San Donà. Era il 30 settembre del 1959 quado il giovanissimo Mario Pacifici arrivò dal collegio Brandolini di Oderzo con lo “zuccol”: un pallone ovale del tutto nuovo, quando tutti i ragazzi e bambini del basso Piave giocavano solo a calcio. E sbocciò un amore che dura ancora dopo 60 anni.
Il fascino di quel gioco apparentemente rude e vigoroso raccolse tanti nuovi appassionati, oggi ancora nel “Senato Accademico” della società, che proietta sulle squadre attuali le glorie del passato. Arrivarono poi il fratello di Mario, lo statuario Romolo, cui è dedicato lo stadio assieme al fratello, e poi Pippo Torresan, cui è dedicato l’altro campo da gioco, e tanti altri campioni cresciuti qui e annaffiati ad acqua di “fiume sacro alla Patria”.
Così è nato il rugby razza Piave, fino ad arrivare alla serie A, a grandi campioni come Giancarlo Pivetta, alle conosciute famiglie che ne hanno costruito l’immagine, dai Pilla ai Zanutto. Giocarono campioni stranieri divenuti famosi, come un certo Joel Stranrsky che ha poi alzato la storica coppa del mondo con il suo Sudafrica nel 1995. Non ci sono altre società sportive che possano vantare questa istituzione, addirittura un Senato, il cui scopo è trasmettere i valori del rugby. Il suo rettore magnifico è il professor Luigino Zecchinel, ma ne fanno parte anche altre colonne portanti come Antonio “Toni” Barina e poi Carla Pacifici, figlia del compianto Mario, una delle tante donne del rugby, vestali di una tradizione così radicata. Il primo appuntamento importante sarà il 14 aprile per l’ottavo memorial Adriano Pilla, 36° torneo Città di San Donà con centinaia di giovani rugbisti in arrivo da tutta Italia ed Europa per fare festa con tutta la città. «E poi organizzeremo un altro evento per la fine di settembre», spiegano il rettore Zecchinel, con senatori e senatrici, «con una pubblicazione speciale dal titolo “Caro Rugby”, con pensieri e dediche di tutti quanti sono stati vicini a questo sport, alla sua storia e cultura che sono nostro patrimonio». —
G. Ca.
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