La falda è inquinata di veleni

Il cromo sversato nella fabbrica sequestrata ha raggiunto l’acqua
MUSILE. Cromatura Piavense, la falda acquifera è inquinata. Lo confermano i primi dati delle analisi dell’Arpav che sono state rese note alla polizia locale di Musile e alla guardia di finanza di San Donà. Tracce di cromo, ma anche di altri elementi pericolosi per la salute. Gli inquirenti hanno accertato la presenza di una vasca sotterranea piena di cromo esavalente. E dopo la segnalazione in procura, sono scattati i sigilli della finanza. Ieri le fiamme gialle, assieme ad Arpav e polizia locale di Musile, si sono diretti velocemente a Meolo e a Castlefranco Veneto per ulteriori accertamenti richiesti dal pubblico ministero Roberto Terzo. Si cerca di capire il legame tra i titolari della Cromatura Piavense e di un’altra società, la «Boccato e Trentin»: alcuni soci avevano rapporti molto stretti con l’azienda di Musile.


E proprio a Musile sarebbe infatti dovuta sorgere presto una nuova struttura al posto di quella fatiscente ora sotto sequestro: la «Boccato e Trentin» avrebbe realizzato i nuovi impianti su un terreno di sua proprietà. La futura gestione però non sarebbe stata ancora decisa. La Finanza di San Donà sta cercando ora di ricostruire, impiegando i suoi migliori investigatori, tutta la rete di rapporti tra le due Srl e anche con il Comune di Musile per capire fino a che punto gli amministratori comunali musilensi fossero a conoscenza di quanto stesse accadendo in via Emilia, visto che i controlli erano iniziati già nel 2003 con le prime contestazioni.


Ma il vero problema è a questo punto di tipo ambientale. L’inquinamento della falda Musile getta un’ombra sospetta sull’intera vicenda e rischia di gettare tutti nel panico. Questa falda risulta, infatti, collegata al corso d’acqua chiamato Mincio di Levante che poi si unisce al fiume Sile, dove si trova una zona di «captazione» di acqua potabile. La paura è che con il tempo il cromo possa in qualche modo raggiungere il punto in cui viene prelevata l’acqua potabile. Allo stato attuale il Mincio di Levante non sarebbe però inquinato. La tragica eventualità che la falda possa arrivare al corso d’acqua e poi al Sile rende l’idea dell’importanza delle indagini in corso che hanno visto impegnati in sinergia Finanza di San Donà, vigili di Musile e Arpav.

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