La falda acquifera è inquinata
Le analisi dell’Arpav trovano cromo esavalente e nichel
MUSILE. La falda acquifera sotto lo stabilimento della Cromatura Piavense è inquinata. Al suo interno è stata riscontrata la presenza di cromo esavalente e nichel, le stesse sostanze contenute nella cisterna sequestrata dalla magistratura. A confermare i timori dei giorni scorsi sono stati i risultati, divulgati ieri, delle analisi compiute dall’Arpav. Per fortuna, l’inquinamento non è di grossa entità. Nessun problema, invece, per il canale Mincio di Levante. Nelle sue acque sono state trovate solo piccole tracce di nichel, in valori al di sotto dei parametri di legge e considerati normali in presenza di aziende di cromatura. Scongiurato, dunque, il rischio che, tramite il canale, possa venire contaminato il Sile, dov’è presente un impianto di captazione per l’acquedotto. Resta il problema, tutt’altro che da sottovalutare, dell’inquinamento della falda. Nel frattempo, il Comune ribadisce il divieto assoluto, peraltro in vigore già dal 2003, di prelevare acqua a scopo irriguo dai pozzi esistenti in zona.
Oggi, alle 17.30, in municipio, l’assessore all’ambiente, Alberto Teso, ha convocato un vertice con il servizio di igiene pubblica dell’Asl 10 e con il consorzio di bonifica. «L’incontro - spiega - servirà a fare il punto della situazione e capire se le misure cautelative già in vigore dal 2003 siano sufficienti o se, invece, è necessario prevederne altre più rigide. Per fortuna i risultati dei prelievi sul Mincio sono stati positivi e i livelli di cromo esavalente e nichel rintracciati nella falda non sono preoccupanti». E’ da ricordare che la falda e il canale Mincio di Levante non sono direttamente collegati. Dalla falda, però, attingono l’acqua diversi pozzi rurali, realizzati anche 30 o 40 anni fa, e usati dai contadini per irrigare. «Dopo il vertice con Asl e consorzio di bonifica potremo essere più precisi - prosegue l’assessore Teso - Ma ribadisco il consiglio di non utilizzare l’acqua dei pozzi per bagnare gli orti». Bisognerà poi pensare alla bonifica della falda, operazione che i tecnici giudicano fattibile anche se onerosa per il Comune. Il caso Cromatura Piavense è scoppiato all’inizio della settimana scorsa, quando i vigili e i tecnici dell’Arpav hanno scoperto, all’interno dell’azienda, una vasca sotterranea piena di 8 metri cubi di cromo esavalente.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video