La diga soffolta non regge, spiaggia erosa
SOTTOMARINA. La diga soffolta non regge, spiaggia sott’acqua anche nella zona centrale di Sottomarina. La violenta mareggiata di domenica ha messo ko importanti tratti della costa veneziana e per la prima volta anche zone dell’arenile di Sottomarina in cui non era mai successo. La responsabilità secondo gli operatori è della diga soffolta (sommersa) che, oltre a non aver protetto l’area per la quale è stata creata, ha provocato erosione anche più a nord, dove prima non succedeva.
Concessionari e amministrazione comunale tornano a chiedere al Provveditorato alle opere pubbliche del Triveneto (ex Magistrato alle acque) il collaudo dell’infrastruttura per capire se ci siano correttivi da apportare rispetto alla progettazione originaria. «Siamo davvero molto preoccupati», spiega Luciano Serafini, presidente di Cisa camping, «la diga soffolta non è riuscita a contenere la marea di domenica lasciando la costa vulnerabile nel tratto sud e purtroppo creando problemi anche alla zona nord, dove prima della diga non c’erano effetti di erosione. Evidentemente qualcosa non funziona. Forse ci sono errori di progettazione, forse le correnti sono cambiate e servono correttivi, il fatto certo è che oggi come oggi non assicura l’effetto per la quale è stata realizzata».
La diga si estende per un chilometro e 200 metri nella zona tra il Granso Stanco e il Brenta, dove tradizionalmente si verificava l’erosione più massiccia. La diga è stata ultimata nel febbraio del 2016, dopo un anno di lavori, e per il primo periodo non ha destato problemi. Già nel 2017, nei casi di mareggiate più forti, però aveva dimostrato qualche limite creando punti di domanda tra gli operatori. Il costo del cantiere, che comprendeva anche un intervento di ripascimento a monte per ripristinare la costa prima di insediare l’infrastruttura sommersa, è stato di cinque milioni di euro. Nell’area della diga insistono molti campeggi che con l’ultima mareggiata hanno subito parecchi danni. Ma non solo, la sabbia è stata spazzata via anche a nord del Granso stanco, nella zona centrale. «Chiediamo che ci sia un sopralluogo dei tecnici», spiega Serafini, «porteremo la questione anche al vertice che è stato organizzato dal Comune per il prossimo venerdì con tutte le sigle di categoria per chiudere i lavori sul protocollo d’intesa per i ripascimenti veloci che abbiamo voluto sulla scia di quanto fatto da altre località vicine». La questione viene seguita dal vicesindaco Marco Veronese che detiene le deleghe all’ambiente e al demanio. «Sono in continuo contatto con gli operatori», spiega il vicesindaco, «da tempo stiamo facendo pressioni perché si proceda con il collaudo della diga e si accerti se e quali limiti di funzionamento ci sono. Ci è stato assicurato dal provveditore che entro fine maggio la diga sarà collaudata e poi formalmente consegnata alla Regione. Certo può essere che ci siano dei correttivi, va anche detto però che eventi di questo genere, a marzo inoltrato, fino a qualche anno fa erano impensabili. Il clima è notevolmente cambiato e anche le opere di difesa della costa devono tener conto di questi eventi eccezionali. So che ci sono già studi affidati dalla Regione all’università per capire come modificare le opere strutturali in base ai nuovi eventi climatici.
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