La difesa di Freddy: «Isabella è in mare»

Omicidio Noventa. I legali presentano i motivi della richiesta d’Appello: «Morte non premeditata, è omicidio colposo»

PADOVA. Il corpo di Isabella? Potrebbe addirittura essere finito in Adriatico in un paio di giorni, complici le chiuse con apertura automatica. È uno dei passaggi delle motivazioni delle richieste d’Appello. Una sentenza da riformare, un processo indiziario che ha punito in modo eccessivo i tre imputati Freddy e Debora Sorgato e Manuela Cacco. I legali Giuseppe Pavan e Massimo Malipiero (per Freddy), Alessandro Menegazzo (Manuela) e Roberto Morachiello e Luca Motta (Debora) hanno presentato i motivi del ricorso dove chiedono che venga riformata la sentenza del gip del tribunale di Padova.

I difensori di Freddy partono da questo assunto: se fosse vera la ricostruzione della Cacco ci si ritroverebbe di fronte al risultato di un evento improvviso non premeditato. Nessun studio a tavolino, inoltre la messinscena è stata infarcita di errori, molte le incongruenze. Chiedono l’assoluzione dall’omicidio, in via subordinata che venga riqualificato in omicidio colposo e in via ulteriormente subordinata che venga esclusa l’aggravante della premeditazione. Il tutto con la revoca della provvisionale.

Il ragionamento dei legali è molto più ampio e giuridicamente rilevante, tra le righe si percepisce un grande rispetto per la memoria di Isabella Noventa. In merito alla sparizione del corpo dell’impiegata si fa riferimento al fatto che Freddy non avrebbe mai potuto sapere del funzionamento del sistema idraulico del fiume Brenta, reso noto solo da una corposa consulenza. Nei giorni successivi allo scaricamento del corpo nel fiume ci sono state parecchie piogge che hanno innalzato il livello dell’acqua e aperto automaticamente le chiuse dov’è morto il sub. In pratica il corpo della vittima in 48 ore potrebbe essere arrivato al mare. Del resto, volendo seguire il racconto fatto da Freddy alla madre in carcere – non sapendo di essere intercettato – in quel momento fu preso dalla paura, dal desiderio di non rispondere della propria condotta, non certamente dalla finalità di impedire ai parenti di rinvenire il corpo della congiunta.

Pure i legali di Debora ritengono che ci si trovi di fronte a una ingiustizia. Si va dall’indeterminatezza del capo d’imputazione, motivazione erronea, contraddittoria e illogica. Pare contraddittorio affermare che Isabella possa aver accettato di recarsi a casa di Freddy, senza borsa ed effetti personali ed escludere che vi possa essere stato solo un chiarimento, una minaccia tra le parti. Inoltre nella Golf usata dai tre quella notte non è dimostrato ci fosse Debora.

Il legale di Manuela chiede l’assoluzione al di là di ogni ragionevole dubbio. Non è dimostrato che lei fosse a conoscenza della futura morte violenta di Isabella. Inoltre sullo stalking verso Isabella gli elementi sarebbero contrastanti. La sentenza di primo grado in giugno, ha condannato a 30 anni di carcere i fratelli Sorgato e a 16 anni e 10 mesi la complice Manuela Cacco per omicidio premeditato e per soppressione di cadavere. L’udienza non è stata fissata.

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