La denuncia: provocati e picchiati da bande di ragazzini solo perché siamo bengalesi
MESTRE. «Siamo stufi di essere oggetto di aggressioni razziste da parte di bande di ragazzi violenti, giovani che non abbiamo mai visto in centro a Mestre prima d’ora».
A parlare a nome de giovani della comunità bengalese, sono una decina di ragazzi tra i 15 e i 18 anni, che hanno deciso di farsi coraggio e denunciare un fenomeno in rapida escalation. Loro sono Younus, Tanuir, Nahid, Sajjad, Najim, Afzal, Tuhcdur, Rajib, Zahid, Tanvir e Sijan, frequentano chi la Giulio Cesare, chi il Gramsci Luzzatti o l’istituto Barbarigo. Sono per la maggior parte nati in Italia, hanno frequentato le elementari a Mestre, e vivono tutti in centro.
Da una settimana a questa parte, però, non riescono più a uscire e frequentare le consuete attività. Almeno cinque gli episodi di pestaggio ai loro danni – alcuni resi noti alle forza dell’ordine altri invece no - da parte di altrettanti ragazzi che si spostano in branco. «C’è una banda mista di italiani e albanesi, forse anche kossovari» raccontano, «che ci perseguita e non ci lascia vivere. Ci seguono ovunque andiamo, ci provocano, non capiamo cosa vogliano da noi». Domenica alcuni ragazzi bengalesi si trovavano all’ultima fermata di via Colombo, quando il branco ha teso loro un agguato: «Noi tornavamo dal parco della Bissuola dove avevamo giocato a cricket, quando siamo scesi dal tram ci hanno bloccato e ci hanno detto che dovevamo smettere di andare a giocare. Poi è partito un pugno al volto a un nostro amico. Abbiamo preso paura, qualcuno si è nascosto dentro un locale fronte Barche, io ho chiamato la polizia ma loro non c’erano più. Siamo scappati verso la piazza, ma ci hanno raggiunti anche lì», racconta uno dei ragazzi. «Sempre domenica», racconta un altro giovane, «hanno provato a rubare il cellulare ad alcuni di noi che si trovavano vicino alle poste centrali, anche in questo caso senza motivo».
Tre le aggressioni solo domenica. Mercoledì ancora un episodio di violenza. Alcuni giovani bengalesi si trovavano al parco del Piraghetto a giocare a pallone. «Sono arrivati, ci hanno chiesto se potevano giocare o se per caso non li volevamo perché erano bianchi», spiegano. «Abbiamo detto loro che potevano giocare con noi, ma sapevamo qual era la loro intenzione. A quel punto hanno preso la palla e l’hanno gettata oltre il parco, erano una quindicina». Il gruppo ci ha riprovato giovedì. «Eravamo fuori dall’Interspar di Corso del Popolo», racconta un ragazzo, «si sono avvicinati, hanno iniziato a provocare, ci hanno chiesto se ci ricordavamo che ci avevano già picchiati, se ne volevamo ancora. Qualcuno di noi è scappato dentro al supermercato, poi abbiamo chiamato la polizia».
Venerdì a rimetterci è stato un ragazzo maggiorenne di nome Sumon che si trovava nei pressi del Centro Le Barche, riempito di pugni al volto in pieno pomeriggio. «Loro sono tanti, si muovono in gruppo, sanno che andiamo alla Bissuola, al Piraghetto, che ci troviamo alle Barche o dove ci tagliamo i capelli. Ci seguono, ci provocano, ci chiedono perché guardiamo una ragazza, anche se non è vero, qualsiasi scusa è buona per picchiarci. Da quanto sappiamo frequentano il Pacinotti, Il Berna, lo Zuccante, il Gritti, ma non abitano a Mestre». Concludono: «Siamo stufi di scappare e di subire angherie, siamo cittadini come gli altri, non lo meritiamo». —
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