La crisi della Sacaim mette a rischio il cantiere dello Jona

di Alberto Vitucci
Tempi lunghi per le decisioni su Sacaim. Molte imprese veneziane rischiano il fallimento e stanno per bloccarsi anche progetti strategici già avviati. A cominciare dal nuovo Padiglione Jona dell’ospedale civile. 47 milioni di euro di spesa, di cui la metà a carico di Sacaim. Ma adesso, con la procedura in corso dell’amministrazione straordinaria in Tribunale, le banche hanno bloccato pagamenti e crediti. E tra qualche giorno i lavori per la nuova ala dell’ospedale potrebbero bloccarsi per un bel po’. Cantiere avviato da un anno dalla Sacaim, che ha quasi completato la demolizione dell’edificio ritenuto fatiscente. Rischio concreto è che adesso ci si trovi senza i soldi per andare avanti.
Una delle tante conseguenze del «blocco» che sta investendo le attività di Sacaim, una delle pià grandi imprese italiane dell’edilizia con sede a Venezia che per via dei debiti e dei mancati pagamenti – quasi 200 milioni di euro – ha chiesto di accedere alle procedure straordinarie previste dalla legge Prodi bis per evitare il fallimento. Il ministro dello Sviluppo Paolo Romani ha nominato due mesi fa tre commissari straordinari che dovranno gestire la situazione. Due avvocati con studio a Roma, il penalista siciliano Giovanni Benedetto e la giovane legale Angela Vecchione e il commercialista Milanese Paolo Vergani. Malumori crescenti fra i creditori e fra le imprese che hanno a vario titolo collaborato con Sacaim negli ultimi anni. Per i tempi lunghi della vicenda e soprattutto per il fatto che dei tre commissari soltanto uno, Vergani, ha esperienza di fallimenti e amministrazioni straordinarie, avendo contribuito al salvataggio della Mv elicotteri Augusta. La scelta del governo di nominarne tre – che ha causato anche le dimissioni del commissario precedente, il veneziano Marco Cappelletto – rischia di allungare ancora di più i tempi e di posticipare decisioni operative necessarie in tempi rapidi per le imprese di quelle dimensioni.
Altra decisione che ha provocato malumori quella di prendere in esame soltanto una parte delle domande di credito presentate da decine di imprese, 140 milioni di euro su un totale di circa 200. «Significa», racconta un imprenditore, «che in questo modo gli esclusi faranno ricorsi e cause. la conflittualità aumenterà, facendo contenti forse gli avvocati ma allontanando le soluzioni per le imprese».
Intanto il settore dell’edilizia a Venezia rischia il tracollo. Già provato dal taglio dei contributi della Legge Speciale – che ha ridotto gli interventi dei restauri privati – il mondo delle imprese edilizie ha adesso subìto un altro colpo dai ritardi dei pagamenti degli enti pubblici. E infinme dal blocco delle risorse della Sacaim. A cascata la crisi colpirà le imprese socie della Sacaim nelle Ati (associazioni temporanee di imprese) e i subappaltatori che si sono visti bloccare i pagamenti in via preventiva dalle banche. «Occorre intervenire subito, la politica batta un colpo», ripete il presidente dell’associazione costruttori edili Renato Errico, «altrimenti sarà una crisi senza precedenti».
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