La Costampress soffoca «Ora fateci espandere»
Assumere in tempo di crisi. Il tutto grazie a dei finanziamenti, 5 milioni di euro nell’ultimo quadriennio, che hanno consentito alla Costampress, a Gardigiano di Scorzè, di passare da 60 dipendenti a 130.
E dire che nel 2009 aveva avuto delle difficoltà, tanto da dover richiedere la cassa integrazione per gli operai. Poi la svolta per l’azienda di via Taliercio, che si occupa di progettare e costruire stampi per la pressofusione di leghe leggere, portandoli e assemblandoli in tutto il mondo.
Un fatturato in crescita, di cui l’80 per cento estero, assestatosi a 14,5 milioni di euro nel 2013 e una previsione di chiusura a 20 milioni per quest’anno. Il futuro potrebbero essere nuovi investimenti, perché c’è la volontà di allargarsi e di assumere altro personale.
«Abbiamo puntato a investire su strutture e impianti» spiega il direttore Nicola Crosato «e dimostra che se le imprese sono messe nelle giuste condizioni, posso aumentare i fatturati, le commesse e creare impiego. Tutto questa è avvenuto dentro a un periodo di crisi. Abbiamo assunto soprattutto giovani periti e ingegneri; facciamo contratti a tempo indeterminato e usiamo l’interinale solo per il periodo di prova».
Il futuro saranno altri investimenti; ora l’azienda si sviluppa su 6500 metri quadri coperti ma l’obiettivo è averne altri 3000.
«Potremmo crescere ancora e assumere altri dipendenti» osserva il presidente Ladino Crosato «e se nei prossimi anni restassimo alle stesse condizioni di lavoro, il fatturato crescerebbe fino a 24-25 milioni di euro. Triplicherebbe, viceversa, se potessimo espanderci. Operiamo con il freno a mano tirato e serve uno sforzo della politica che ci permetta di avere una migliore apertura dell’accesso al credito e snellire la burocrazia». I nuovi spazi per avere una Costampress più larga potrebbero essere i terreni vicini da riconvertire oppure immobili dismessi.
«Serve una nuova politica industriale» aggiunge il sindaco di Scorzè Giovanni Battista Mestriner «ed è sempre più illusorio che lo sviluppo dei servizi, e non dell’industria, porti all’aumento dell’occupazione non precaria». Per Fiom Cgil la storia della fabbrica di Gardigiano deve diventare un esempio per tutti. «E’ una cosa positiva» dice Giuseppe Minto «rispetto al quadro attuale e serve un’iniezione di risorse pubbliche nelle imprese in modo da creare nuova occupazione. Anche qui si è avuto un momento di difficoltà, quando nel 2009 sono stati usati gli ammortizzatori sociali, ma ora i risultati sono visibili».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia