La Corte dei Conti: «Ogni centesimo speso male è sottratto alla sanità»

Roberta De Rossi / VENEZIA
«Questa mattina le campane a morto hanno rintoccato solo due volte e una volta è passata l’ambulanza: speriamo sia un buon segno, in queste settimane hanno suonato in continuazione nel silenzio delle strade deserte, scandendo la tragedia che vive questa città».
Il procuratore della Corte dei Conti del Veneto, Paolo Evangelista, parla dalla sua casa di Bergamo: una delle città simbolo di quanto dolorosa sia l’emergenza coronavirus. Da qui lavora in remoto, come tutti gli uffici della Corte dei Conti del Veneto. E da qui coordina anche nuove inchieste, lui che sta anche guidando da vicario la Procura di Bolzano: «Ho aperto un fascicolo a Bolzano sul caso delle 300 mila bandane - non certo mascherine sanitarie - prodotte da una ditta nella quale pare sia anche coinvolto anche un parente di un assessore. C’è da fare chiarezza su chi abbia pagato - azienda sanitaria, provincia - i 700 mila euro per un fazzoletto che non è un presidio sanitario in grado di fare barriera al virus e verificare se ci siano estremi di danno erariale. sono ancor di più convinto che in queste situazioni di emergenza la nostra funzione sia essenziale: ogni centesimo speso male è sottratto al sistema sanitario». Nessun indagine - sul fronte sanitario - in Veneto.
L’attività della Procura veneta sta, intanto, proseguendo nel web: «Tutti i fascicoli sono in cloud e i magistrati possono accedervi da remoto. Certo, lavorare su centinaia di pagine digitali non è agevole come sfogliare un fascicolo di carta», prosegue Evangelista, «ma come indicazione ci siamo dati - grazie all’impegno di tutto il personale, in smart working e del nucleo della Guardia di finanza- di proseguire per quanto possibile con le istruttorie, ma anche quello di interrompere l’invio della notifica degli inviti a dedurre e delle citazioni in udienza, non solo perché i termini di prescrizione sono sospesi, ma anche per non dimostrare totale insensibilità in un periodo di così grande tensione sociale e per dare modo alle persone di difendersi adeguatamente. L’attività istruttori comunque prosegue».
Così, a fermarsi per qualche mese, è anche il fascicolo sull’ex “buco” del Palazzo del Cinema: il vice procuratore Di Maio ha chiuso le indagini contestando oltre 12 milioni di euro di danni ai commissari e responsabili che seguirono il progetto mai nato, a causa della discarica di amianto scoperta laddove dovevano sorgere le fondamenta e che adeguati carotaggi preventivi - è la contestazione - avrebbero evitato. «Hanno tutti chiesto di essere ascoltati», osserva Evangelista, «è un loro diritto di difesa, che non si può comprimere in questi tempi di emergenza».
Su un punto, però, il procuratore è critico con il governo: «Siamo rimasti basiti, con i colleghi, per la postilla nel decreto #Curaitalia che prevede che la Corte dei conti possa valutare gli atti del commissario straordinario all’emergenza coronavirus, solo per ipotesi di dolo, escludendo quindi la colpa grave. Non si fidano più della capacità di valutazione dei magistrati contabili?». —
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