La coppia uccisa a Gorgo, al figlio 111 mila euro

Il delitto il 21 agosto 2007, vittime Guido e Lucia Pelliciardi, di Concordia. Il Tribunale di Roma ordina il risarcimento da parte del Ministero dell’Economia
BORIN ODERZO COGNUGI PELLICIARDI AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
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GORGO AL MONTICANO. A distanza di poco più di dieci anni da quel tragico 21 agosto 2007, quando vennero brutalmente assassinati i coniugi Guido e Lucia Pelliciardi, originaria di Concordia Sagittaria, per il figlio Daniele arriva il primo, concreto, risarcimento. Il tribunale di Roma ha infatti emesso un’ordinanza che gli assegna 111. 000 euro che lo Stato doveva a Naim Stafa, condannato all’ergastolo proprio per il delitto di Gorgo, per un’ingiusta detenzione in un precedente procedimento giudiziario in cui era rimasto coinvolto con un alias. Una vicenda giudiziaria estremamente complicata che finalmente è giunta al termine. All’epoca, il tribunale di Treviso, dopo aver saputo dell’esistenza di tale somma a favore dell’albanese, aveva immediatamente disposto il sequestro conservativo della stessa, allo scopo di girarla direttamente ai parenti delle vittime ed evitare che finisse nelle tasche di Stafa. E qui stava il primo paradosso: il ministero dell’Economia aveva fatto riferimento proprio a quel provvedimento per negare a Daniele i 111 mila euro. Successivamente i legali di Pelliciardi, gli avvocati Alessandro Romoli e Maurizio Jacobi, avevano fatto causa al governo basandosi sulla mancata attuazione da parte dello Stato della direttiva comunitaria che prevede l’istituzione di un fondo di indennizzo delle vittime di reati violenti intenzionali. Il diritto al risarcimento di Daniele Pelliciardi era infatti stato riconosciuto in primo grado e successivamente dalla Corte d’Appello di Venezia che nel dicembre del 2009 – con sentenza passata in giudicato – aveva attribuito all’uomo e ai suoi familiari la somma di 800 mila euro (altri 250 mila alla nuora Cristina Marin). Quell’importo non era mai stato liquidato perché i condannati, Naim Stafa e Alin Bogdaneanu, non possedevano alcunché. O, meglio, Stafa aveva diritto a incassare dallo Stato 111 mila euro riconosciuti a titolo dell’ingiusta detenzione per un precedente procedimento giudiziario: i legali di Pelliciardi avevano quindi avviato il pignoramento di quella somma per ottenere un parziale ristoro, ma il ministero aveva rifiutato di versare l’importo perché quel risarcimento per ingiusta detenzione era in realtà stato assegnato ad altro nome, quello falso dato da Stafa al momento dell’arresto.


I legali della famiglia Pelliciardi si erano quindi attivati perché quella somma, fin dalla prima sentenza di condanna, fosse “girata” a Daniele Pelliciardi, ma ciò non era stato possibile perché il Ministero non riconosceva l’alias di Stafa. Questo, come ha spiegato l’avvocato Alessandro Romoli, ha successivamente portato ad una causa con il Ministero vinta da Pelliciardi che potrà, «secondo i tempi del Ministero» chiosa il legale, vedersi riconosciuti i soldi previsti inizialmente quali risarcimento per l’albanese Stafa.


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