La coop sociale Athena di Mestre dovrà restituire 2,6 milioni alla Regione
MESTRE. Nei progetti doveva diventare una casa vacanze per i disabili ed i loro familiari a Laggio di Cadore realizzata grazie anche a 5,1 milioni di euro di fondi regionali. Palazzo Balbi aveva già erogato una prima tranche pari a 2,5 milioni alla coop mestrina Athena, promotrice dell’intervento. Il progetto però si era bloccato ancor prima che le imprese iniziassero la ristrutturazione.
Ora Athena e il suo legale rappresentante Moreno Lando, 61 anni, padovano di Piove di Sacco, dovranno restituire (in quota del 50% ciascuno) alla Regione l’importo di 2 milioni 650 mila euro, ovvero il contributo già ottenuto più gli interessi e la rivalutazione monetaria. Lo ha deciso la Corte dei Conti (presidente Guido Carlino) nella sentenza depositata ieri, accogliendo in pieno la richiesta formulata dalla pubblico ministero contabile Chiara Imposimato che si era basata sulle risultanze dell’accurata indagine della Finanza.
Una condanna, quella di Athena e di Lando, arrivata, scrive il collegio, a causa di un «comportamento gravemente negligente» perché ha «reso priva di utilità la relativa spesa pubblica». Grazie ai fondi regionali erogati nel 2012, la coop aveva acquistato il 70% del “Soggiorno Alpino” di Laggio per trasformarlo nel progetto con finalità sociale.
Una volta ottenuti i soldi, Athena aveva però modificato il progetto, presentandone in Comune uno di decisamente diverso che prevedeva, oltre alla ristrutturazione dell’ala est, anche la costruzione di una nuova ala con raddoppio dei volumi per dare spazio, è riportato in sentenza, a «un progetto destinato allo studio di modelli astratti, sul piano tecnologico, per sperimentare nuove e future tipologie di intervento destinate alle categorie deboli», cosa ben diversa dagli intenti iniziali con cui erano stati assegnati i fondi. Per fare ciò era stato necessario avviare l’iter burocratico.
A ottobre 2013, due anni dopo l’ammissione al finanziamento, Athena, sollecitata dalla Regione, aveva detto di avere tutte le autorizzazioni del caso e che i lavori sarebbero iniziati a dicembre 2013, per concludersi in un anno e mezzo. «Una rappresentazione dello stato di avanzamento del progetto non rispondente allo stato di fatto», osservano dalla Corte dei Conti. L’autorizzazione edilizia era arrivata a giugno 2015, ma Athena non aveva avviato alcun lavoro, scrivono i giudici, «in aperta violazione degli obblighi assunti con l’accettazione del finanziamento e del cronoprogramma».
Aggiungono i giudici che Athena e Lando hanno dimostrato «assoluta carenza di considerazione del ruolo e delle finalità del finanziamento: Athena ha unicamente consolidato il proprio stato patrimoniale attraverso l’acquisizione dell’immobile del valore di oltre due milioni, senza aver concorso alla realizzazione del fine pubblico per cui aveva ricevuto il finanziamento».
Non solo: dopo la concessione dell’agibilità della struttura, la coop avrebbe dovuto restituire a rate i soldi: «Il mancato avvio dei lavori ha consentito ad Athena (e ciò fino alla revoca del beneficio da parte della Regione a giugno 2017) di sottrarsi all’obbligo restitutorio. Un comportamento negligente perché «il mancato rientro delle quote ha privato il Fondo di rotazione regionale di risorse da reimpiegarsi in altri progetti».
Athena si è difesa sostenendo che i ritardi erano dipesi dall’iter burocratico e dalle svariate richieste di integrazione da parte della Regione. Ora dovrà restituire il finanziamento.
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