La città vista dall’Osellino fra piante, aironi, relitti d’edifici e sbandati/ FOTO 1-2-3-4-5-6-7
MESTRE. La parte mestrina dell’Osellino, con i suoi ponti antichi, i suoi angoli bui, i lunghi passaggi in trincea nel centro della città, nasconde scorci unici mettendo in risalto luci e ombre di una città che affonda le sue radici in un passato recente. Per prima cosa, per addentrarsi lungo l’alto corso del canale, ci si deve munire di remi perché non si sa, procedendo verso il “salotto mestrino” quanto alta sia l’acqua. Ecco, zona per zona, quel che incontriamo (i numeri nella mappa ci aiutano a seguire il percorso).
Forte Manin (1). Sbucando, dalle Porte Vinciane, questa volta prima di abbandonare del tutto la zona del Parco di San Giuliano, è possibile svoltare verso sinistra e aggirare l’antica polveriera. I remi sono d’obbligo ed è necessario anche alzare il motore dell’imbarcazione per procedere. L’Osellino ha sfumature verdi, tutt’uno con l’esplosione di colori attorno, sembra di navigare lungo il Missisipi, basta chiudere gli occhi e pensare di essere altrove. La vegetazione è fittissima, le specie di volatili, non sono abituate a essere disturbate. Ci sono una quantità incredibile di aironi cinerini, garzette, aironi bianchi, che si alzano in volo assieme, uccelli notturni. Un gelso invaso dall’edera, cespugli di more, sanguinelle, persino piante di carrubi selvatiche. Una vera oasi dove la natura fa da padrona, le bisce corrono tranquille a pelo d’acqua, i martin pescatori volano bassi, con i loro tocchi di azzurro che accecano la vista. Lungo l’argine, però, ci sono spazzatura di ogni genere e carcasse di animali morti. Uscendo dal ramo di Osellino e tornando nel corso principale, si incontra il ponte su via Orlanda.
Zona hotel Russot (2). Subito dopo l’hotel Russot, con i suoi scarichi, e il nuovissimo Hilton Gardenn Inn, l’argine è bucherellato: non sono le nutrie ma è opera dei cosiddetti “topini”, piccole rondini con le ali corte che creano dei buchi per poter spiccare il volo. Dopo le ex idrovore, si naviga lungo viale Vespucci incontrando le consuete barche semi affondate e pezzi di legno. L’acqua è abbastanza fonda per navigare, lungo le rive spuntano attracchi per le barche, il paesaggio diventa conosciuto. Per primo si incontra il ponte su viale Pertini (qualcuno sotto ci ha dormito a giudicare dalle reti che si avvistano tra la struttura e le rive), poi, continuando a lasciarsi alle spalle la zona di viale San Marco, l’incrocio con via Sansovino.
Via Sansovino (3). Più si procede verso il centro, più aumentano i ponti sotto i quali ci si deve accucciare, anche con una barca bassa, i quali regalano un po’ di refrigerio a chi si avventura sotto. Sono casa di colombi, che vi trovano rifugio in gran quantità. Lungo la strada grandi cartelli pubblicitari, autobus che fanno la spola e l’indicazione “Bosco di Mestre” sopra l’elettrodotto che verrà spostato per lasciar spazio al “peppone” (l’area Peep progettata alla Bissuola). Oltre il ponte pedonale che conduce in zona Bissuola, si intravedono i nuovi palazzi di via La Marmora.
Riviera Marco Polo (4). Con le sue barche ancorate alla stradina che costeggia il quartiere abitato, il Policlinico San Marco, la mitica Dolciaria Mestrina dove generazioni di ragazzi hanno atteso le brioche calde la notte. La vegetazione cambia e lungo le rive, si sporgono splendidi salici piangenti, mentre gli anatidi si abbronzano su grossi cartoni galleggianti. La parte senz’altro più affascinante e meno frequentata, è quella che viene dopo. Da qui in avanti, è sempre più difficile navigare, le barche non ci passano, non ci sono pontili né attracchi e l’Osellino.
Via Colombo (5). Finiamo contro il ponte su via Colombo, che porta con fierezza la data 1925 visibile dall’acqua. Dalla barca si scorge la gente che corre in bici, stupita di vedere qualcuno di sotto. Siamo nel cuore della città. Subito dopo una piccola chiusa, da attraversare a remi cercando di non far incagliare il motore, garantisce acqua alla parte superiore del corso. Si riconosce il retro dei negozi di via Pio X e si guadagna il ponte su via Fapanni.
La zona del mercato (6). In via Fapanni spuntano i banchi del mercato e l’edicola. Una biforcazione divide da una parte la zona di Coin e delle Barche, dall’altra Riviera Magellano. Sotto la Torre, simbolo di Mestre, si deve fare attenzione.
Dall’Excelsior al Candiani (7). La via acquea che porta dal cinema Excelsior al centro culturale Candiani mette in mostra i fili che servono per illuminare il tratto pedonale che corre lungo la passerella. Alzando lo sguardo, si notano i soliti frequentatori della zona, facce note a Mestre, che barcollano tra gli anfratti del Candiani; poi la carcassa dell’ex Umberto I e i vetri rotti delle stanze.
Via Circonvallazione (8). Dall’incrocio con via Circonvallazione la vegetazione muta ancora, l’acqua è bassissima, si deve procedere a remi. Piante acquatiche e alghe servono per la fitodepurazione, ma rendono difficile la risalita in barca. Si procede ancora in Riviera Miani, si costeggia via Wolf Ferrari, si raggiunge l’area del Tennis club, poi ci si deve, obbligatoriamente, fermare, perché acqua, non ce n’è abbastanza.
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