La Cgil: «Mc Impianti verso la chiusura»

Camponogara. Posti di lavoro a rischio. Un operaio: non pagano neanche la cassa integrazione

CAMPONOGARA. «La Mc Impianti di Camponogara snc rischia una seconda volta di chiudere, non paga gli stipendi arretrati agli operai. Nonostante abbia firmato accordi per la cassa integrazione non anticipa i contributi ai dipendenti». A lanciare l’allarme è Giuseppe Minto, segretario territoriale della Fiom Cgil, che vede all’orizzonte altre difficoltà . La ditta, che ha sede in località Arzerini, si occupa di impianti elettrici sia per abitazioni che per attività produttive, lavorando prevalentemente con aziende che poi subappaltano gli interventi commissionati da enti pubblici. Un’azienda sana, aveva ribadito il titolare lo scorso anno, che a causa della crisi generale nei vari comparti si è trovata in crisi di liquidità. Non è così per il sindacato. «La Mc Impianti srl», spiega Giuseppe Minto, «è fallita. La nuova azienda in cui sono impiegati 6 dipendenti, cioè la Mc Impianti snc, rischia il tracollo. Il titolare ha già fatto capire agli operai l’intenzione di chiuderla. Di fatto però si tratta di un’azienda creata apposta per poter essere chiusa e appioppare debiti, e pendenze con i dipendenti una volta chiusa, allo Stato. La Mc Impianti di fatto nella sua sede legale di Camponogara ha chiuso. Ha trasferito la maggioranza dei suoi dipendenti in una società creata ad hoc, la Bmb Tecnology Impianti, che ha sede legale a Favaro e la sua sede operativa in una laterale di via Arzerini a Camponogara. 15 dipendenti sono stati trasferiti dalla vecchia alla nuova azienda: sei sono rimasti nella vecchia azienda che ha cambiato forma societaria, ma di fatto c’è il rischio che vengano licenziati visto che intenzione di farla funzionare questa azienda da parte della proprietà proprio non ce n’è».

La Fiom nelle scorse settimane si è battuta anche contro la firma dell’accordo sulla cassa integrazione per i sei dipendenti poi concessa dal Ministero. «Dopo la concessione della cassa integrazione», spiega Minto, «i titolari avrebbero dovuto anticipare le casse integrazioni. L’azienda ha incassato gli sgravi fiscali ma non ha mantenuto la parola con i dipendenti. Di questo tipo di aziende e imprenditori l’Italia non ha bisogno».

Clamoroso il caso di Roberto Carraro, un operaio che attende oltre dieci mesi di stipendi arretrati: «Sono stato diversi mesi in malattia e le quote Inail e Inps i miei datori di lavoro le hanno percepite. Non hanno pagato però le retribuzioni. Non mi pagano neanche la cassa integrazione».(a.ab.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia