La cassa integrazione? È andata in crisi

Per la prima volta dopo sei anni si riduce il ricorso agli ammortizzatori sociali anche in provincia di Venezia
Di Gianni Favarato

Primi accenni di una positiva inversione di tendenza, attesa da tempo, per le aziende produttive della provincia di Venezia che negli ultimi cinque hanno registrato, di giorno in giorno, l’aumento dei fallimenti e delle cessazioni d’attività o drastiche ristrutturazioni con il massiccio ricorso alla cassa integrazione e ai licenziamenti (mobilità). Il report dell’agenzia Veneto Lavoro relativo al primo trimestre del 2015 rivela una riduzione del numero delle aziende con sede nella provincia di Venezia che hanno avvitato la procedura di crisi aziendale (con il ricorso alla cassa integrazione o alla mobilità) rispetto allo steso trimestre degli anni precedenti. Tra gennaio e marzo di quest’anno, infatti, le crisi aziendali aperte sono state 55, a fronte delle 72 del 2014 e le 88 del 2013. In forte diminuzione, nel primo trimestre del 2015, sono anche le ore di cassa integrazione straordinaria (Cigs) e quella in deroga che riguardano le aziende che avviano le procedure di crisi.

Le ore di Cigs autorizzate su richieste delle aziende, nei primi tre mesi dell’anno, sono dimezzate, passando da 2.612.000 del primo trimestre del 2014 a 1.246.000 nel 2015, segno – secondo dell’Ufficio Studi dell Cisl che ha elaborato i dati dell’Inps – del ritorno al lavoro in aziende industriali che avevano fermato o ridotto drasticamente l’attività produttiva per crisi di mercato. Pure le ore di cassa integrazione in deroga si sono ridotte dai 2.178.000 del primo trimestre del 2013, scese a 837.000 l’anno scorso e a 7.840 di quest’anno, anche per effetto della modifica del sistema di autorizzazione che si basa sulle ore effettivamente utilizzate. Il dato della riduzione del ricorso alla cassa integrazione è evidente anche se si considera il totale delle gestioni (la ordinaria, la straordinaria e quella in deroga) passato dai 4.317.000 del primo trimestre del 2014 a 2.404.000, nello stesso periodo di quest’anno.

Resta elevato il tasso di disoccupazione, pari al 9,4% nel 2014 per quanto riguarda la provincia di Venezia, il più alto di tutto il Veneto, ma comunque al di sotto di oltre tre punti rispetto alla media nazionale. «I dati sulle nuove aperture di crisi e sui lavoratori potenzialmente coinvolti», spiegano le note che accompagnano il report dell’agenzia Veneto Lavoro, «così come quelli sul numero di accordi definiti per gestire le crisi e i lavoratori interessati segnalano nel primo trimestre 2015 una tendenza riflessiva, dopo l'incremento registrato alla fine del 2014».

Per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione, l’Agenzia rileva che «continua a ridursi e in modo ancora più rilevante nel primi tre mesi di quest’anno si è ridotto il numero dei lavoratori licenziati e messi in mobilità».

Per Lino Gottardello, segretario generale della Cisl veneziana, i decrementi delle crisi aziendali e del ricorso alla cassa integrazione «sono segnali evidenti e positivi di una ripresa produttiva in molte aziende che negli ultimi anni hanno sofferto. Naturalmente questi segnali non bastano per poter parlare di una ripresa economica effettiva e più stabile con un consistente incremento dell’occupazione, bisogna rimettere in modo il sistema produttivo nel suo complesso, con un incremento del Pil fino al 2 per cento, altrimenti rischiamo una drammatica ricaduta. Il Jobs Act è la strada giusta per favorire una ripresa dell ’occupazione, con nuove occasioni di impiego, ma non basta. Spetta alle istituzioni, a cominciare da quello locali, dare segnali chiari agli imprenditori che nel nostro territorio ci sono condizioni vantaggiose per chi vuole investire, a cominciare da grandi aree disponibili, come quelle di Porto Marghera, che debbono essere risanate e valorizzate con nuove attività industriali che, insieme a quelle logistiche, siano in grado di intercettare nuovi mercati e creare così nuovi posti di lavoro».

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