La casa del sesso fruttava quindicimila euro al mese

I carabinieri hanno arrestato una donna cinese e il suo compagno di Noale L’organizzazione gestiva altri due bordelli a Sesto Calende e a Genova
Di Carlo Mion

NOALE. Quindicimila euro netti al mese che per tre “bordelli” fanno 45 mila euro. Tanto rendevano le case d’appuntamento gestite da una cinese e dal suo compagno italiano individuate e sequestrate dai carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Mestre. La tenutaria cinese, quando è stata arrestata, sabato mattina aveva addosso ben dieci telefonini. Tre per gestire ogni singolo bordello e uno personale. In manette sono finiti Jie Xu, 35 anni, e il compagno Maurizio Corò, 57 anni, poiché ritenuti responsabili in concorso tra loro del reato di sfruttamento della prostituzione.

L’indagine prende avvio da un continuo monitoraggio del mondo della prostituzione. Partendo dall’analisi dei tabulati di un’utenza che pubblicizzava la possibilità, nemmeno troppo velata, di avere rapporti sessuali a pagamento a Noale, in un appartamento di via Mestrina 105, i carabinieri accertano un giro di clienti italiani che da tempo si recavano nella “casa d’appuntamenti” al cui interno “ruotavano” con una certa cadenza diverse prostitute cinesi. Intrecciando i dati acquisiti gli investigatori individuavano tre utenze telefoniche mobili, delle quali una era quella su cui giungevano le chiamate dei clienti, una era utilizzata dalla prostituta di Noale e l’ultima era usata dalla sfruttatrice per comunicare in via “riservata” con la prostituta. Il metodo utilizzato prevedeva che la sfruttatrice ricevesse direttamente le chiamate dei clienti ai quali forniva le indicazioni per raggiungere la casa e, avuta la certezza che il cliente era arrivato a destinazione, intimava alla prostituta di aprire la porta; per far ciò utilizzava un’altra utenza ovvero quella “riservata”. In questa maniera il numero telefonico dell’annuncio risultava utile solo per le chiamate in “entrata”. Dopo aver concluso il rapporto sessuale la prostituta richiamava la sfruttatrice comunicando che tutto era andato bene e soprattutto l’esatto ammontare del denaro ricevuto per la prestazione. Attraverso le intercettazioni i carabinieri individuavano la sfruttatrice che vive a Santa Maria di Sala, con continui spostamenti durante l’intero arco della giornata nel centro urbano di Noale. Oltre a ciò l’ascolto delle conversazioni fatte dalla sfruttatrice con l’utenza riservata e tradotte in tempo reale da interprete di lingua cinese, permetteva di accertare che la donna con quel telefono e con le medesime modalità gestiva a distanza e al sicuro altre due “case di appuntamenti”, la prima a Sesto Calende (Va), l’altra in Liguria in pieno centro a Genova. Anche in questi due casi le modalità erano sempre le stesse, con gestione delle chiamate dei vari clienti, comunicazioni dirette alle prostitute sul posto, attesa delle telefonate di ritorno per sapere l’esito e il denaro incamerato.

Sabato l’arresto della cinese e del suo compagno. Lei finiva in carcere, mentre lui ai domiciliari. In un libro mastro il conteggio dei guadagni della ragazze, una decina in tutto.

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