«La casa a Venezia affittata a 25 mila euro in nero? Facciamo quello che vogliamo»

VENEZIA. In campo San Pietro di Castello, accanto all’antico e pendente campanile, spicca una palazzina rosa di 500 metri quadrati con un attracco privato sull’omonimo canale. Nei tre piani: tre cucine, otto bagni con vasca idromassaggio e bagno turco e un’altana. L’abitazione è attorniata da un pugno di case abitate da veneziani e da una siepe di oleandri, rose, ibisco.
"Questa è una casa privata e io e mia moglie Ilaria facciamo quello che vogliamo; a volte l’affittiamo ma alla gente che vogliamo noi. Le persone sono selezionate e qualificate, non sono certo i barboni che vengono a distruggerti la casa. Sono restauratore di immobili, non sono un architetto e mi avvalgo continuamente della loro collaborazione". Esordisce così Giorgio Miani conversando sulla propria abitazione.
"Io e mia moglie non abbiamo la residenza qui, siamo di Roma e a Venezia siamo liberi di vivere come vogliamo e di ospitare chi vogliamo. Abbiamo tanti amici famosi", spiega l’uomo. "Questa casa è stata acquistata e ristrutturata nel 2010. Appare in note riviste francesi, inglesi, americane e in numerosi siti nazionali e internazionali. Siti che né io mia moglie, arredatrice, abbiamo realizzato, e nemmeno le nostre tantissime società. Quei siti appartengono alle agenzie di viaggio che non sono state autorizzate da noi e nemmeno le foto che pubblicano. Sono abusive. La loro non è un’opportunità, è una pubblicità aggressiva; ci stanno creando problemi".
Sulla questione Giorgio Miani aggiunge: "Le agenzie di viaggio attirano clienti e poi ci contattano. Se ci va si concorda un prezzo e si ospitano i clienti. È già successo. Qui arrivano le cuoche delle agenzie ma ne conosciamo anche noi. Non ci sono maggiordomi, viene un signore a spazzare nel piano terra il salso che cade dal muro. È l’umidità della città". Giorgio Miani dichiara che con il Fisco è in regola: «Qui non c’è niente di clandestino e di non trasparente. I pagamenti avvengono in conto corrente». Poi, però, ammette: «Non abbiamo mai pagato la tassa di soggiorno».
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