La carta d’identità nei conti svizzeri e gli altri misteri del broker Brotini

Il tesoro di Maniero. Per l’accusa è il regista del riciclaggio dei soldi dell’ex boss. Lui nega: «Vittima di una macchinazione»

MESTRE. E’ stato il broker di Felice Maniero, come sostiene l’accusa, o è una vittima innocente - come sostiene la difesa - incastrato dalle versioni concordate dai familiari dell’ex boss della Mala, compreso l’ex cognato, il dentista di Fucecchio Riccardo Di Cicco? E’ il mistero di Michele Brotini, il promotore finanziario di Firenze da due anni in carcere a Voghera che giovedì in tribunale a Venezia, dove è a processo per riciclaggio, ha risposto alle domande del pm Paola Tonini e dei suoi legali, gli avvocati Marco Rocchi e Giuseppe Carugno, sui nodi più controversi dei suoi legami con Di Cicco, l’ex marito di Noretta Maniero cui l’ex boss aveva affidato il suo tesoro di 11 miliardi delle vecchie lire. E che, per l’accusa, sarebbe stato Brotini a indirizzare verso l’estero.

Testimonianze

A chiamare in causa il broker sono più persone. Di Cicco, che dice di essersi affidato a lui per riciclare i soldi di Maniero, lo stesso Maniero che ha spiegato di averlo incontrato in più occasioni. E anche la compagna (Marta Bisello) e il figlio di Maniero hanno confermato di averlo incontrato in due occasioni, alla stazione di Brescia, per la consegna di denaro nel 2014. Morena Galasso, compagna di Di Cicco dopo la separazione da Noretta Maniero, intercettata nel luglio 2016 mentre parla al telefono con un amico carabiniere, racconta che Di Cicco «ha movimentato 11 miliardi di lire con un promoter di qua. I soldi sono in Svizzera e i conti sono stati chiusi nel 2013». Incontri e ricostruzioni negati da Brotini, che sostiene di aver incontrato una sola volta Maniero, nel 2010, perché Di Cicco, di cui era amico, gli chieste un’opinione sull’equilibrio del portafogli investimenti che i due avevano in Svizzera. Ricostruzione che però cozza con i contenuti del memoriale scritto dallo stesso Brotini nel febbraio del 2017 nel quale, in buona sostanza, confermava la versione fornita da Di Cicco .

Carta di identità

Nei documenti recuperati dalla guardia di finanza nel conto aperto da Di Cicco alla Citibank di Lugano c’è anche una fotocopia della carta di identità di Brotini. Perché era lì? Il broker ha detto di essere stato lui, nel 1995, a dare un contatto a Di Cicco, che gli aveva chiesto aiuto per aprire un conto in Svizzera, senza nessuno riferimento al fatto che i soldi fossero di Maniero. Brotini, dopo aver consultato il suo capo-ufficio, gli passò il nome di un referente alla Citibank. Quando Di Cicco aprì il conto – secondo la ricostruzione del borker – gli chiesero chi aveva fatto il loro nome e Di Cicco disse Brotini. In seguito la banca chiamò il capo-ufficio del broker per chiedere una fotocopia della carta di identità di Brotini. «Non le sembrò strano?», ha chiesto la pm. «No, non ci trovai nulla di strano». I finanzieri inoltre hanno trovato una nota del 12 giugno 2003 con la quale Di Cicco scrive alla Deutsche Bank autorizzando Brotini a visionare il conto “Monastero”. Autorizzazione di cui Brotini dice di non sapere nulla.

«solo da Michele»

«Vip del luogo, vuole essere contattato solo da Michele». E’ un appunto scritto a mano recuperato nei documenti sequestrati dai finanzieri relativi al conto Gentex del Credito privato commerciale di Lugano, aperto nel 2009. Per l’accusa quel Michele sarebbe Brotini. Ricostruzione contestata dalla difesa che, a riprova dell’estraneità del borker, ricorda come non risulta nessuna autorizzazione a operare di Brotini sui conti di Di Cicco. Ma chi è allora il Michele di quell’appunto?

«Salto sul divano»

«Quando la finanza ha suonato al campanello ho pensato: ecco, ci siamo». E ancora: «Ogni volta che suonavano al campanello saltavo sul divano». Sono frasi di Brotini che emergono da un’intercettazione ambientale in carcere del 10 febbraio del 2017, quando il broker incontra la compagna e il fratello. Frasi non riferibili al caso Maniero, secondo Brotini, ma «al timore che hanno tutti quelli che fanno il mio lavoro di subire accertamenti da parte della Finanza». Tanto più che, ha ricordato Brotini, in quel periodo aveva acquistato due auto di lusso e gli amici, scherzando, gli avevano detto che sarebbe stato soggetto a controlli.


 

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