La carica dei 500 per unirsi a Francesco

Il gruppo veneziano si è stretto attorno al patriarca Moraglia: «Non possiamo costruire l’uomo al di fuori di Dio»
Di Nadia De Lazzari

Rosari e tappeti arabi per le preghiere, bandiere e foulard di mille colori. Non ha confini la voce di Papa Francesco, vescovo di Roma. Per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero, ha convocato, a San Pietro, cuore della cristianità, credenti e non credenti. Alla veglia hanno risposto in migliaia. La Piazza esplode di gente. Non si conosce, parla lingue diverse ma si abbraccia e piange.

Anche Venezia ha risposto in numero massiccio e con le “armi bianche”, il digiuno, la preghiera, la solidarietà, il canto. Il popolo lagunare, cinquecento pellegrini e una decina di sacerdoti, si è stretto intorno al loro patriarca Moraglia. Il quale, in questi giorni, nelle celebrazioni, penitenziali ed eucaristiche, presiedute nelle tre grandi basiliche (San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria Maggiore) ha posto sintetiche riflessioni teologiche sul senso del pellegrinaggio. Queste le sue parole: «Il pellegrinaggio è sempre un riprendere in mano la propria vita di fronte al Signore interrompendo l'ordinarietà della vita quotidiana per concentrarsi su di Lui e per per andare verso d Lui».

Ha affrontato anche il tema del dolore, del perdono e della misericordia affidandosi alla Madonna. Centrale nelle omelie anche il tema della pace, dono di Dio. Il peso di una guerra incombe come le decisioni dei potenti della terra. «La pace va invocata là dove noi uomini non ce la facciamo, abbiamo fallito o continuiamo a fallire. Crediamo di costruire l'uomo al di fuori di Dio».

Sono moniti per tutti. I pellegrini veneziani, partiti venerdì all'alba, in pullman, lo ascoltano con attenzione. Dal frastuono al silenzio. La veglia voluta dal Papa inizia alle 18,30 e nelle meditazioni si alternano anche cinque coppie provenienti dalla Siria, Egitto, Terra Santa, Russia, Usa. Tra i partecipanti Annalisa Manieri del Lido: «Siamo andati alle origini della nostra fede. La preghiera è importante. È in gioco la nostra umanità».

Antonio Sottana della parrocchia della Santissima Trinità di Mestre: «Un viaggio commovente, indimenticabile». Bruna Mainardi e il marito Enzo Margagliotti sono parrocchiani del duomo di San Lorenzo: «Alle nostre spalle abbiamo tanti pellegrinaggi ma questo è il migliore. Dobbiamo far vedere gesti forti di pace e di speranza e superare le dichiarazioni».

Sprizza gioia Antonella Nalesso, responsabile con il marito Francesco Bagagiolo dell’associazione Agape di Campalto-Villaggio Laguna. Per la veglia ha preparato un gigantesco cartello rosso con la scritta “W Papa Francesco”. «Ma ho portato anche un pacchetto: contiene una collana di fiori di carta realizzata dai nostri ragazzi disabili e una lettera. Spero di trovare il modo di consegnarla a Papa Francesco».

Nel gruppo vi sono alcune persone anziane: «La nostra età non ci permette di raggiungere piazza San Pietro ma accompagniamo la veglia con il cuore, il digiuno e la preghiera. Siamo ospiti dalle suore che hanno previsto una fiaccolata. Partecipiamo a quella».

Alla veglia non manca la voce dei padri armeni di San Lazzaro: «Preghiera e digiuno sono mezzi per farci sentire uomini. Il Padre ascolta le nostre suppliche a condizione che sappiamo amare il prossimo come noi stessi».

Questa mattina i pellegrini veneziani raggiungeranno la basilica di San Pietro. Papa Francesco presiederà la messa, il patriarca Moraglia la concelebrerà. Poi una visita a Castel Gandolfo e il ritorno a Venezia previsto in piena notte.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

GUARDA LA FOTOGALLERY

E COMMENTA SUL SITO

WWW.NUOVAVENEZIA.IT

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia