La carica dei 500 a Palazzo Ducale. I veneziani si riprendono i musei

VENEZIA. In coda, nonostante l’acqua alta, la pioggia e i gufi, secondo i quali aprire Palazzo Ducale solo per i veneziani, il giovedì grasso di un non Carnevale, era una perdita di tempo, e di denaro. E invece niente, i residenti hanno aspettato il proprio turno con la pazienza dei turisti, chi con il carrello della spesa, chi con il passeggino, tutti egualmente grati di essere ammessi a qualcosa di straordinario: la Sala del Maggior Consiglio, i Piombi, l’Armeria solo per loro.
Il passaparola tra amici, gli inviti sui social, la moral suasion dello scrittore Alberto Toso Fei che sulla sua pagina facebook “Venezia in un minuto” aveva rivolto un appello ai veneziani a «non lasciare vuoti i nostri musei» hanno prodotto il miglior risultato auspicabile.
I più veloci sono arrivati mezz’ora prima rispetto all’orario d’apertura, fissato alle 11, con l’anticipo degli appuntamenti felici. Dopo 110 giorni di chiusura forzata, Palazzo Ducale accoglie visitatori che ragionevolmente erano assenti da tempo, prima della pandemia respinti dai gruppi che arrivavano fino alla Porta della Carta e anche oltre, mescolandosi a chi era attesa di entrare in Basilica.
Adesso in fila si conoscono o riconoscono quasi tutti, convenuti nello stesso luogo, alla stessa ora, per il giovedì grasso più insolito di sempre. Prima in visita al Ducale e poi al Museo Correr. A fine pomeriggio, erano oltre cinquecento, non solo veneziani, ma anche padovani, veronesi, che hanno approfittato dei pacchetti offerti dagli albergatori.
«È un giorno di rinascita, un ritorno alla normalità che non sarà più come prima perché il mondo è cambiato - dice la presidente della Fondazione Musei civici Mariacristina Gribaudi - Vedere gente che cammina nel cortile, nelle sale, è meraviglioso. La bellezza ci aiuta a essere immortali. Naturalmente dobbiamo usare tutte le precauzioni, andare avanti passo per passo. Se i prossimi Dpcm lo permetteranno, possiamo immaginare di aprire anche a marzo, nei fine settimane».
Passano il metal detector, il misuratore di temperatura, il controllo delle borse, le guide turistiche con il vicepresidente Stefano Croce, rappresentanti del Fai, della Fondazione Architetti Venezia, dell’Associazione Piazza San Marco, i consiglieri di Municipalità. Arriva l’assessore al Commercio Sebastiano Costalonga, la capogruppo Monica Sambo che dice: «Qualcosa inizia a muoversi. Purtroppo, però, l’iniziativa è limitata a qualche giorno di Carnevale. I musei sono un servizio pubblico essenziale e in quanto tale le aperture non devono essere legate alla sola fruizione turistica».
In un costume dell’atelier di Stefano Nicolao, Alberto Toso Fei parla di «giornata di festa lontana dalle polemiche. Non era scontato che ci fossero così tanti visitatori. Sarebbe bello che, invece di fare i trenini, il giovedì grasso la gente facesse la coda davanti ai musei». La direttrice dei Musei civici, Gabriella Belli, tiene il conto degli ingressi e dice: «La bellezza non cambia con il tempo, è perenne. Il rapporto dei veneziani con il loro patrimonio artistico è molto sentito».
Soddisfatti, ma a metà, i sindacati. «Siamo contenti che i musei abbiano riaperto per questi quattro giorni - dice Daniele Giordano della Cgil - ma resta il fatto che quasi tutto il personale è rimasto in cassa integrazione. Non vorremmo che questa scelta, oltre a danneggiare la città e i lavoratori, rischi di compromettere le casse della Fondazione per il mancato arrivo dei ristori». —
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