La carica dei 400 punti vendita centri commerciali pigliatutto
Una volta c’erano le piazze delle città, al centro del commercio. E oggi ci sono i centri commerciali, in periferia, diventati le nuove piazze dell’incontro. Con l’arrivo della “Nave de vero” che aprirà a Marghera il prossimo 17 aprile accelera la spinta centrifuga che porta il commercio fuori dal centro storico.
Per farsene un’idea basta guardare la mappa, mettere insieme il numero dei negozi, e i metri quadrati dei grandi ipermercati, per capire che, per dirla con le parole del responsabile regionale della Confesercenti, Maurizio Franceschi, «siamo circondati: i buoi sono scappati e le risposte dei centri storici, sempre molto più lente rispetto a quelle delle grandi società private, sono inadeguate. Ci vorrebbe un piano Marshall per il commercio nei centri storici, anche se i comuni sono senza soldi». Leggendo i dati e le tabelle di Federdistribuzione si scopre che la grande distribuzione è in sofferenza ma Mestre sembra essere non ancora satura: 180 mila metri quadrati, oltre 400 negozi, circa 10 mila posti auto.
Sono questi i numeri dei quattro centri commerciali più grandi. A Nord c’è il Valecenter, 130 negozi, 60 mila metri quadrati, che resta il più grande centro commerciale della città, in un polo che mette insieme molte altre attività da Beep’s alla Conbipel. Più in centro c’è Auchan, le cui gallerie ospitano 120 negozi, per non dire di tutti gli altri negozi dell’area Aev Terraglio. In centro città, se pur con spazi ridotti, ci sono anche il centro Le Barche, con 22 negozi, e il centro Polo a Zelarino, con 16 negozi.
Più a sud, a Marghera, nei pressi della Romea e orientato ad attrarre clienti di tutta l’area sud della provincia, il Panorama, e ora l’arrivo del centro del gruppo olandese, che se da un lato rivoluzione l’idea del centro commerciale, anche dal punto di vista architettonico, rispetto ai precedenti interventi della grande distribuzione, dall’altro conferma la tendenza a spostare il commercio - anche in termini di relazioni sociali - fuori dalla città. «Non giudico l’intervento della Nave de Vero, positivo sul punto di vista dell’intervento urbanistico, non è uno di quegli scatoloni ai quali siamo stati abituati fino ad ora», aggiunge Franceschi, «ma la politica regionale che solo di recente ha permesso di realizzarli nei centri della città, dove sarebbero dovuti stare fin da subito». Perché, «non raccontiamoci storie se un centro si svuota di funzioni, si svuota di persone, muore, e finisce nel degrado».
Se non è possibile dire di no alla grande distribuzione - si riflette alla Confesercenti - si sarebbero però dovute costruire le regole per evitare il monopolio. Ma se i residenti premiano i centri commerciali è anche perché sono accessibili con l’auto, i parcheggi sono gratuiti, l’offerta dei prodotti è più amplia, e ci sono anche forme di intrattenimento, dalle sfilate al cabaret.
Nella “Nave de Vero” ad esempio ci sarà anche un teatro, aperto alle associazioni della città. E anche l’outlet di Noventa di Piave - non è un centro commerciale ma ha pur sempre 130 negozi - offre, soprattutto d’estate, strizzando l’occhio ai turisti delle spiagge, concerti e spettacoli con artisti di primo piano. «Abbiamo delegato ai non-luoghi anche queste funzioni che dovrebbero essere tipiche delle città», dice Francesco Antonich, vice direttore di Ascom Confcommercio, «probabilmente in un futuro anche le riunioni di giunta si terranno in posti come questo».
E se i piccoli negozianti soffriranno secondo Antonich «la vera guerra sarà tra centri commerciali, tra i grandi colossi della distribuzione che cercheranno di rubarsi tra di loro i clienti, allargando sempre più i bacini d’influenza. C’è spazio per tutti? Non lo so, non credo. Ma forse queste operazioni seguono più logiche finanziare che commerciali. Staremo a vedere, ma è chiaro che tutti, almeno per le prima settimane, subiranno la fascinazione della “Nave de vero”.
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