La Botter fa shopping a Conegliano e conquista il primato del Prosecco

Nasce, tra la pianura e i colli, il nuovo colosso del Prosecco. La Botter di Fossalta di Piave, e la Vinicola Serena, ovvero la Serena Wines di Conegliano – due aziende che dall’imbottigliamento e dalla produzione di fusti si sono da tempo ingrandite fino a diventare aziende vitivinicole tout court, a 360 gradi – hanno infatti sottoscritto recentemente un accordo che ha già creato una joint venture fra le due realtà.
E su queste basi, a breve, dovrebbe nascere per processo di fusione tra le due aziende una nuova super società da 240 milioni di euro di fatturato, di gran lunga la più grande del comparto.
Sin qui lo era la Botter, con i suoi 160 milioni di fatturato (ottavo assoluto su scala nazionale), che dunque compie un altro salto di qualità nelle nozze con la Serena, fondata nel lontanissimo 1887, che a sua volta ha superato il traguardo degli 80 milioni di fatturato.
La scommessa è quella di unirsi per interpretare al meglio le sfide del mercato globale e consolidare la propria posizione sui mercati strategici, non solo negli States, ma anche sulle piazze emergenti e nei possibili nuovi mercati, in grado di assicurare sbocchi alle bollicine trevigiane e venete sempre più trendy nei cinque continenti. L’export è già oggi il cavallo di battaglia delle due realtà: adesso l’unione tra i due big dovrebbe rafforzare la presenza nel mondo.
La notizia dell’intesa fra le due aziende e dell’imminente nascita del colosso, tiene banco in tutto il mondo vitivinicolo veneto. Dal consorzio Doc ai due consorzi Docg, sia tra Conegliano e Valdobbiadene, sia da Asolo al Montello.
Non a caso: la Botter, fondata nel 1928 (era un piccola rivendita di vini), domina la distribuzione della Docg asolan-montelliana, secondo alcuni ben oltre il 70%. E il suo presidente Alessandro Botter siede nel cda del Consorzio Doc, dov’è ritenuto uno dei grandi dominus del settore.
Basti dire che uno studio Mediobanca incorona l’azienda fossaltese come leader vinicola in Italia per percentuale di esportazione (il 96% del fatturato), con un autentico focus sul mercato americano dove rifornisce la grande catena Costco, la seconda del paese a stelle e strisce. I vini Botter sono presenti in 60 paesi, e sin dal 2011 ha aperto anche alla produzione bio.
Numeri ed export che non nascono a caso: la Botter è stata fra le prime a spingere sulla globalizzazione come sbocco per i vini, in primis quelli prodotti nella tenuta di famiglia a Motta di Livenza, e poi via via alle autorizzazioni per imbottigliare le bollicine Docg e altri vini italiani prodotti in altre 6 regioni fra Centro e Sud.
Oggi, con Alessandro, nell’azienda di famiglia c’è la terza generazione: Luca Botter è direttore commerciale, Annalisa Botter è responsabile marketing & sistema qualità.
Non meno vocata e votata all’export la vinicola Serena, che ha avuto anche margini di crescita a doppia cifra, nel fatturato, proprio grazie all’export (due anni fa passato dal 30% al 42%). E già nel 2017 l’azienda aveva centrato l’obiettivo dei 25 milioni di bottiglie annui. Il business tradizionale è quello di vini in fusti. —
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