La bellezza della poesia su muri e cassonetti
MESTRE. Camminando lungo via Ligabue, stradina chiusa di Carpenedo, si entra in un’altra dimensione. La Mestre frenetica e trafficata che dista solo pochi metri, lascia il posto a un’atmosfera di pace e di silenzio, dove gli unici rumori provengono dal cinguettio di un passerotto o dal chiacchiericcio sommesso dei residenti. Il percorso poetico comincia da qui, da un muretto alto meno di due metri che costeggia la via fino al suo ultimo sbocco.
Un murales colorato, un grande Snoopy e alcuni “versi” che mettono a proprio agio: “L’infinita leggerezza del vivere di note, del sentirsi diversi, del colorare muri, di amare eternamente”. C’è un cervello che sforna poesie, in questa zona, una ignota mano che scrive versi non banali o sdolcinati e che riproduce le sue ispirazioni per strada, regalandole ai passanti. Ma chi è questo poeta o, più probabilmente poetessa, che “imbratta” muri e perfino cassonetti nelle strade più nascoste di Carpenedo? «Non lo sappiamo», dicono alcuni residenti della zona, «però fin che si tratta di poesie, va bene. Anzi, è una cosa piacevole, le leggiamo volentieri».
Via Ligabue termina con due paletti verdi. Una volta superati, guardando alla propria sinistra, si scorge un altro muro, questa volta di una casa. Qui le strofe si susseguono a ritmo forsennato come un augurio: “Il solo fatto di sognare è già importante. Vi auguro dei sogni a non più finire, vi auguro di amare chi bisogna amare e di dimenticare ciò che bisogna dimenticare, vi auguro delle passioni, vi auguro dei silenzi, vi auguro canti di uccello e risa di bambini, vi auguro di resistere all’indifferenza, all’incatenamento e alle virtù negative della nostra epoca….”. Il percorso della poesia su strada si conclude poco più in là, al’inizio di via Montemerlo.
Questa volta i versi campeggiano in un paio di cassonetti della raccolta differenziata e sono dedicati a qualcuno, a un amore, così da tracciare in parte il profilo dell’autore o dell’autrice. “…e allora riempio cassonetti di parole che non posso urlarti ma che mi urlano dentro” è l’incipit riportato su un lato del contenitore giallo per la carta, “che ti amo alla follia, che sei stupendo, che hai solo 16 anni, che riempio diari per te, che rendi la mia vita stupenda, che bacio per te, che vivo per riaverti, che ti racconto la mia vita coi pensieri, che porto la tua borsa, che non faccio più dolci, che scrivo poesie, che la vita è bellissima, che amo gli animali…». Una strofa dietro l’altra, a decine, prendono forma in ogni angolo del cassonetto, per poi invadere in parte quello verde della plastica e del vetro. Man mano che la poesia si compone, si delineano i contorni di chi scrive, una ragazza giovane, forse, una studentessa delle superiori.
Anche fra i residenti di via Montemerlo l’artista rimane sconosciuto. «Da quello che scrive posso intuire che sia una ragazza», propone una signora che abita in zona mentre getta le spazzature. «Sono parole d’amore, indirizzate probabilmente a un compagno di scuola. Ho letto tutta la sua poesia, anche se è lunga e m’è piaciuta molto. Si tratta di una persona molto sensibile».
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