«La battaglia per Elisa è anche la mia»
Mina Welby solidale con Giuseppe: «La politica continua a rinviare, ma va garantita dignità a situazioni come questa»
«Non si riesce a fare una legge ed è difficile trovare un giudice per porre termine a una sofferenza indicibile. Ho seguito la battaglia di Giuseppe Englaro assieme a mio marito Piergiorgio. Ora lo stesso dispiacere lo provo per il signor Giuseppe di Mestre e per sua figlia Elisa».
Mina Welby, 80 anni di tenacia, è la vedova di Piergiorgio, malato di Sla che undici anni fa riuscì a morire, aiutato da un anestesista. Da allora Mina Welby si batte in Italia affinché venga fatta una legge per una morte dignitosa. Lo ha fatto anche con un video nei giorni scorsi contro il rinvio della legge in discussione in commissione al Senato. La stessa legge che da Mestre richiede il signor Giuseppe, padre di Elisa P. che da 12 anni è in stato vegetativo persistente dopo un incidente stradale.
Oggi Elisa P. ha 46 anni. In una vecchia foto appare bella e sorridente. Ma ora, 12 anni dopo, respira con una cannula e viene alimentata da un sondino in un letto dell’Antica Scuola dei Battuti di Mestre.
Signora Welby, cosa si sente di dire al signor Giuseppe?
«Voglio dire al signor Giuseppe che ho una grande solidarietà nei suoi confronti. Ogni dolore è personale ma io posso capire che il suo sia grande. E gli dico che sono vicina a lui e alla sofferenza di Elisa».
Il padre di Elisa P. si è rivolto ai giornali per chiedere una legge sul fine vita. Che ancora non c’è.
«Il signor Giuseppe, come tanti altri in Italia, attende questa legge ma la politica sembra avere altre priorità e rinvia ancora. Il primo impegno di chi fa politica dovrebbe essere quello di agire nell’interesse dei cittadini, aiutandoli a superare le loro difficoltà. Anche quelle più gravi. Invece in Italia non è così. Non mi aspettavo un simile atteggiamento dai senatori che sono i più anziani del Parlamento».
Per morire con dignità in Italia, quindi, occorre andare in cerca di un giudice.
«Il fatto che la legge ancora non ci sia comporta il fatto che tocca rivolgersi ai giudici. La legge serve per questo: fare in modo che il malato possa dire al medico cosa vuole in caso di fine vita. Ecco se Elisa avesse redatto un testamento biologico sarebbe oggi semplice per qualsiasi giudice dire all’azienda sanitaria di trovare un medico che la aiuti. Lo dico con cognizione di causa: nel caso di Piergiorgio siamo andati in cerca di un giudice che prendesse questa decisione. Ora Walter Piludu, sardo, è riuscito ad ottenere dal giudice di essere liberato dal ventilatore che lo faceva respirare».
Il tema è davvero urgente.
«Certo che lo è urgente. Va garantita a tutti i cittadini una fine vita dignitosa. Elisa va aiutata, la famiglia non può essere costretta a vivere così».
Aiuterete il signor Giuseppe, quindi, anche se dovrà andare davanti ad un giudice.
«Con Filomena Gallo e l’associazione Coscioni, di cui sono presidente, aiuteremo Giuseppe e la figlia Elisa. E chiediamo alla politica di essere più attenta ai bisogni dei cittadini e di approvare la legge. Io sono con il signor Giuseppe. La sua battaglia è anche la mia e sono orgogliosa di essere dalla sua parte. E siamo pronti a mettere a disposizione avvocati e giuristi per aiutarlo».
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