La banca rischia i quadri per 250 euro non versati

Marcon. Il direttore difendeva il conto di un cliente per un debito verso la moglie L’ufficiale giudiziario ha minacciato di pignorare un dipinto appeso nel suo ufficio
Di Giorgio Cecchetti
MARCON 02/03/2005 via Alta rapina Banca Popolare di Vicenza (C) Bertolin Matteo richiesto da MION MARCON 02/03/2005 via Alta rapina Banca Popolare di Vicenza
MARCON 02/03/2005 via Alta rapina Banca Popolare di Vicenza (C) Bertolin Matteo richiesto da MION MARCON 02/03/2005 via Alta rapina Banca Popolare di Vicenza

MARCON. La banca ha rischiato di vedersi pignorare dall’ufficiale giudiziario almeno un dipinto di quelli appesi alla parete dell’ufficio del direttore per «difendere» il conto di un cliente che aveva in sospeso un debito di poco superiore ai 200 euro. È accaduto nei giorni scorsi all’agenzia della Banca Popolare di Vicenza di Marcon.

Ecco i fatti. L’avvocato veneziano Antonella Pietrobon, difende gli interessi di una signora che ha in corso una separazione, in vista del divorzio definitivo, piuttosto combattuta con il marito come spesso accade in questi tempi di crisi economica quando ci sono anche dei figli da mantenere. In questo caso sono due e sono stati affidati alla madre, ma il giudice ha obbligato il padre a versare un assegno di mantenimento ogni mese. Non si tratta di cifre notevoli, ma per una famiglia, per chi la mantiene lavorando e mandando i ragazzi a scuola, anche mille euro sono importanti. Il padre, però, non paga e l’avvocato Pietrobon, dopo aver atteso alcune settimane, si muove e ottiene un decreto ingiuntivo per 600 euro dal Tribunale, al quale si devono aggiungere il 50 per cento più le spese legali, in tutto 1110 euro e 12 centesimi.

Il legale ottiene il pignoramento del conto corrente di lui presso la Banca popolare di Vicenza e il giudice dell’esecuzione ordina all’istituto di credito di pagare la donna prelevandoli dal conto di lui. Ma la moglie si vede accreditare soltanto 903 di quei 1110 euro. Il legale attende ancora un po’, telefona in banca, ma non ottiene quello che spetta alla sua cliente. A quel punto, muove ancora una volta l’ufficiale giudiziario, che in questo caso ha il compito di pignorare non più al marito della donna, ma direttamente alla banca uno o più quadri.

Quando l’ufficiale giudiziario arriva partono telefonate concitate a Vicenza, alla casa madre dell’istituto di credito, e poi all’avvocato. Alla fine, il direttore dell’agenzia di Marcon consegna al funzionario del ministero della Giustizia un assegno circolare non trasferibile per l’importo dovuto - la differenza tra i 1110 che il cliente doveva e i 903 euro che invece la banca ha versato - cifra maggiorata dei due decimi per le spese sostenute per aver mandato l’ufficiale giudiziario di nuovo a Marcon. In tutto poco più di 250 euro. In questo modo i dipinti sono rimasti nell’ufficio del direttore e la signora ha avuto quello che le spettava. Il marito forse spera che la smetta e non gli chieda più i soldi, se ogni mese sarà costretta ad avviare un’azione simile per avere quello che il giudice ha imposto a lui in modo che lei possa mantenere i due figli di entrambi.

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