Kyenge licenzia «padre» e «madre» dai moduli scolastici
VENEZIA. Il ministro Cécile Kyenge approva la proposta-choc di usarele dizioni «genitore» al posto di padre e madre nei documenti ufficiali. Pari diritti, pari opportunità, pari sforzi, pari identità. Ius soli ma anche lotta contro l’omofobia, la xenofobia e tutti i “muri” che dividono gli italiani dagli stranieri, gli omosessuali dagli etero, i bianchi dalle persone di colore. Il ministro dell’integrazione e delle politiche giovanili Cecile Kyenge ha raggiunto ieri Venezia e il Lido, nel pieno della 70ma Mostra del Cinema, per confermare il suo impegno nella battaglia legislativa che mira a definire “italiani” tutti i bambini che nascono nel nostro paese, a prescindere dall’origine dei loro genitori.
Di 80mila ragazzi stranieri che frequentano le scuole italiane, oltre la metà è nata qui e il documentario “Ius soli” del regista Fred Kuwornu – proiettato ieri a Ca’ Giustinian, sede della Biennale, in un incontro organizzato dal Consiglio d'Europa – affronta il tema portando sullo schermo le storie di tanti di giovani che la legge attuale considera extra-comunitari nonostante siano nati e cresciuti qui. «È la scuola la vera palestra per l’integrazione», ha detto il ministro Kyenge al termine della proiezione.
«Non chiamate stranieri i bambini nati da famiglie immigrate e date loro la cittadinanza onoraria» ha aggiunto rivolgendosi a scuole e insegnanti «È simbolica, ma aiuta a non creare complessi di inferiorità nei più piccoli». Alla battaglia per lo ius soli, Kyenge affianca quella per modificare la Bossi-Fini: «Con Renzi ce la faremo», ha detto. Ma è sul tema di pari opportunità che il ministro cala la bomba, approvando la proposta della neodelegata ai diritti civili del Comune di Venezia, Camilla Seibezzi, di utilizzare la terminologia “genitore” nei documenti, per annullare le distinzione fra coppie di genitori eterosessuali e omosessuali: «Mi sono sempre battuta per le pari opportunità» ha detto Kyenge «Se questa è una proposta che le rafforza, mi trova d’accordo». L’arrivo a Venezia del ministro per l’integrazione ha scatenato tuttavia una nuova ondata di commenti e polemiche da parte della Lega, arrivate in risposta a una battuta di Kyenge sull’idea di cancellare, con un referendum, il suo ministero: «Forse i leghisti hanno bisogno di essere integrati», ha detto. A distanza di pochi minuti sono arrivati insulti pesanti da parte dell’eurodeputato Mario Borghezio e del segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini. Nessuna offesa al ministro, ma una secca dichiarazione politica, è arrivata dal governatore del Veneto Luca Zaia in risposta a quanto detto da Kyenge riguardo al Veneto e a Venezia: «Il Veneto è una regione molto accogliente e Venezia fa presa come esempio per le sue politiche di integrazione». «
La dichiarazione del ministro Kyenge è la prova provata di quello che ho sempre detto» ha replicato Zaia. «Dimostra che il modello vincente dell'integrazione non è quello di un road show con continue proposte, come quello intrapreso dal ministro, ma un insieme di politiche concrete, come le nostre, che puntano all’integrazione e al rispetto degli immigrati». A margine di un incontro con Lucia Annunziata e Vladimir Luxuria, nell’ambito della campagna “I have a dream”, il ministro ha replicato: «Nessuna polemica personale con Zaia: se ci sono dei punti su cui discutere sono piuttosto gli attacchi alle istituzioni. In questo momento per me non esiste un attacco personale, sono un'istituzione e come tale mi comporto ovunque vado».
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