Kusturica cala l'asso con "Sulla via lattea"

Il regista-attore in coppia con una bravissima Monica Bellucci ha presentato un film solido, talvolta eccessivo e molto intrigante sul rapporto umanità-amore-natura. Ma in sala ha deluso tutti i critici SPECIALE Mostra del cinema: film, star, news e videocritiche

LIDO. È il giorno di Emir Kusturica al Lido dopo che la prima visita in assoluto il regista l’aveva voluta dedicare alle detenute del carcere della Giudecca. Come nel suo lavoro assieme a Monica Bellucci: se là Kusturica aveva parlato alle detenute di libertà in un mondo prigioniero, qui in “Sulla via lattea” parla di amore in un mondo in guerra.

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Di amore non solo come sentimento, ma come filosofia, come approccio alla visione del mondo e della natura che ci circonda.

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Applaudito tiepidamente all’anteprima per la critica “Sulla via lattea” sembra un film di una semplicità francescana ma la cui composizione dev’essere stata molto ardua per l’enorme quantità di scene girate in esterno. Un lavoro durato due anni, talvolta sopra le righe, ma in modo voluto, balcanico, eccessivo, con musica "sparata", a sottolineare, anche nell'intensità della recitazione, il soggetto "fondamentale" di cui il film tratta.

Per Kusturica, che già era stato presidente della giuria di Cannes, essere a Venezia non è un tradimento della kermesse francese ma un atto d’amore per la Mostra del cinema che l’aveva subito premiato all’esordio con il mitico “Ti ricordi di Dolly Bell?” con il Leone d’oro nel 1981, ben prima della Palma d'oro a Cannes di quattro anni dopo.

“Sulla via lattea” è un film solido, tecnicamente di ottima qualità, bello e intenso, capace di parlare alle corde più intime con Kusturica e Bellucci. La Mostra chiude in bianco, quello nuziale fatto indossare da Emir Kusturica a Monica Bellucci. Una favola moderna, come la definisce il regista, ambientata ovviamente nel pieno del conflitto dei Balcani. Una sorta di "Underground" a cielo aperto, baciato dal sole e dalla natura primaverile e attraversato dai proiettili e dalle esplosioni della guerra in atto. In questo scenario Kusturica impianta una storia d'amore contrastato, quella che unisce a colpo di fulmine Kosta, interpretato dallo stesso regista, e la bellissima Sposa interpretata dalla Bellucci. La dama in bianco è giunta nel villaggio belligerante per andare in sposa a un colonnello eroe di guerra, ma tra lei e il buon Kosta, l'uomo che porta il latte ogni giorno ai soldati, è amore a prima vista. Il guaio non è solo che la bella promessa sposa è destinata ad altro altare, ma che sullo stesso altare, nello stesso giorno, Kosta deve andare in sposo alla volitiva e innamoratissima sorella del colonnello.

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A complicare ulteriormente le cose c'è anche l'arrivo di una squadra di guastatori nerovestiti e armati sino ai denti, inviati nel villaggio a recuperare quella stessa Sposa per conto di un ufficiale delle forze internazionali, letteralmente pazzo d'amore per lei. Il tutto si traduce in una corsa infinita dei due innamorati verso la liberta, da tutto e da tutti: dalla guerra e dalle armi, da amici e da nemici, dalla stessa ossessione di controllare le vite altrui che è poi alla base di ogni conflitto, armato o meno che esso sia. Emir Kusturica rilancia dunque le tematiche fondamentali del suo cinema, instillando nella composizione immancabilmente fragorosa e frastornante del quadro elementi dichiaratamente fabulistici, a iniziare dal ruolo di comprimari che assumono tutti gli animali, dal mulo di Kosta al suo falco, dalle anatre ai serpenti: veri e propri amici e compagni di avventura del protagonista, ai quali il regista affida il compito di scontornare nel fantastico pieno la narrazione di questa storia d'amore bellica. Ovviamente il tutto ruota attorno a Monica Bellucci, star di rango alla quale Kusturica confida il ruolo di musa ispiratrice e oggetto di un amore più sacro che profano, quasi una figura angelicata che però è anche capace di riattaccare un orecchio con ago e filo a Kosta, cantandogli "tu sei per me il più bello del mondo"... Il film ad ogni modo è in sè ampiamente deludente, una effettiva rimasticatura di temi, situazioni e ritmi che Kusturica ha già utilizzato nel corso della sua carriera.  

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