Kayak vietati nei rii di Venezia, c’è il ricorso al Tar contro l’ordinanza

Associazione contesta il Comune. «Decisione ingiusta: ci penalizza. Non siamo certo noi la causa degli incidenti»

VENEZIA. Ricorso al Tar per chiedere la sospensione del divieto di accesso dei kayak nei rii della città storica. Un’ordinanza voluta dal Comune e entrata in vigore il 1 agosto scorso. Adesso i rappresentanti dei canoisti hanno deciso di impugnare il provvedimento. «Il pericolo per la sicurezza della navigazione non sono certo i kayak», sorride Renè Seindal, titolare della Venice kayak srl, «noi non siamo mai stati multati né coinvolti in incidenti, provocati invece da altri mezzi che non rispettano le regole».

Così gli avvocati Giovanni Falcomer e Francesco Mazzoleni hanno presentato il ricorso. Chiedendo ai giudici amministrativi di sospendere l’ordinanza e di sanare l’ingiustizia. «Siamo tutti d’accordo che è giusto garantire la sicurezza e preservare la bellezza dei luoghi», continua Seindal, «ma questo risultato si persegue non certo impedendo dalla sera alla mattina ai natanti più piccoli - per numero e dimensioni - di transitare ordinatamente per la gran parte delle vie d’acqua del centro. Ben altre erano le misure che si attendevano, dirette a fronteggiare il pericolo di incidenti».

A provocare il divieto anche le proteste di motoscafisti e gondolieri, che spesso si trovano i kayak di fronte nei canali. Fenomeno che si sta espandendo, ma che riguarda sempre un settore di nicchia. «Da non confondere», precisano gli appassionati, «con le tavole a vela o altri aggeggi da mare, che giustamente non possono passare per i piccoli canali».

Perché allora questa severità verso le piccole imbarcazioni? «Creano intralcio alla navigazione», una delle motivazioni che adesso i legali cercheranno di smontare. Perché a mettere a rischio la sicurezza sono proprio i comportamenti che non rispettano le regole, l’alta velocità e i transiti poco prudenti. «Con i divieti alle barche a remi e i sensi unici», dicono, «i rischi aumentano perché i motoscafi corrono di più». Ma il Comune mette limiti ai privati. Quasi unico risultato della “stretta” seguita all’incidente mortale a Rialto nel 2012 è stata il divieto di transito sotto i ponti di Rialto e della Ferrovia ai residenti.

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