Jihadisti davanti ai giudici del Riesame: devono restare in carcere

VENEZIA. Per la Procura antiterrorismo di Venezia sono tre jihadisti che da tempo progettavano un attentato in centro storico.Per le difese, invece, sono giovani kosovari che nulla hanno a che vedere con l’Isis.
Mercoledì 19 aprile è stata una giornata importante per Arjan Babaj, Fisnik Bekaj e Daze Haziraj: un primo giorno della verità. I giudici del riesame alla fine hanno deciso: rimarranno in carcere.
La mattina, infatti,si è svolta l’udienza di fronte al tribunale del Riesame per la discussione dell’istanza di scarcerazione presentata dai legali dei tre indagati, da fine marzo rinchiusi in cella dopo il blitz di carabinieri e polizia nei due appartamenti di San Marco.

All’udienza era presente la pubblico ministero Francesca Crupi, titolare dell’indagine svolta con il coordinamento del procuratore antiterrorismo Adelchi d’Ippolito.

Quello di mercoledì è un passaggio importante nell’ambito dell’inchiesta che ha smantellato la presunta cellula jihadista: secondo la Procura, Babaj rivestiva il ruolo di ideologo e coordinatore del gruppo, Bekaj aveva combattuto in Siria (o comunque aveva cercato di raggiungere il teatro di guerra), mentre Haziraj era il più violento del gruppo. Tutti erano impegnati nell’allenamento del fisico e all’uso del coltello. C’è anche un quarto arrestato, un minorenne che nelle intercettazioni ambientali registrate il 22 marzo parla dell’attentato in centro storico: «A Venezia guadagni subito il paradiso per quanto “monafik” (ipocriti) ci sono qua. Ad avere una bomba... a Rialto».
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