Jesolo parla cinese Negozi e ristoranti invadono il lido

Jesolo. Effetto delle liberalizzazioni: scoppia la polemica I commercianti locali in difficoltà per la nuova concorrenza

JESOLO. Invasione dall'Oriente, Jesolo deve fare i conti con la liberalizzazione del commercio. Può capitare così, come accaduto in via Trentin, che due negozi con la stessa offerta di abbigliamento, siano uno adiacente all'altro. È il caso del noto "Max e Rose" che vende abbigliamento e maglieria per uomo e donna e ha una lunga tradizione a Jesolo. Due negozi attaccati, con quello gestito da imprenditori cinesi che prende il sopravvento perché più appariscente e un po' più grande. E scoppia la polemica. «Comprendiamo le liberalizzazioni, ma così non possiamo andare avanti» dicono le due donne che gestiscono il negozio, «Il prossimo anno saremo costrette a chiudere tutto, perché ci hanno aperto il negozio concorrente di fianco, con la stessa tipologia di offerta. Sono arrivati e hanno preso tutto in affitto senza tante domande». Nelle settimane scorse anche i ristoranti cinesi, proliferati in questi ultimi anni, sono finiti nel mirino dei ristoratori jesolani che hanno rivendicato la qualità e l'esperienza nella cucina nostrana, difesi anche dal presidente dell'Aja Massimiliano Schiavon, strenuo difensore delle eccellenze nella cucina jesolana.

In particolare sono stati oggetti di critiche il ristorante cinese Baia d'Oro di piazza Trieste,che serve astici, ostriche e nel menù da 15.90 euro, senza limiti e bevande escluse, oppure l'Ichi Ban verso piazza Nember, il nuovo sushi wok di piazza Internazionale Umi e ancora lo storico Pechino vicino a piazza Drago. Adesso arrivano anche i ristoratori indiani, o meglio del Bangladesh, come quello di Riaz Abu Syad Md, che ha aperto persino un ristorante italiano in via Bafile, l’Europa poco prima di piazza Mazzini, oltre al ristorante indiano davanti all'ex Papaya. Anche lui è nel mirino di voci e pettegolezzi, un imprenditore che ha avuto anche la cittadinanza italiana ed è ormai jesolano, avendo aperto diverse attività al lido. Insomma una vera invasione, di fronte alla quale il Comune non può fare molto. C'è la liberalizzazione del commercio e non è facile modificare e contingentare le licenze, anche se i commercianti "autoctoni" chiedono che almeno siano rispettati dei parametri per garantire una varietà anche logistica dell'offerta.

Il problema è che sono proprio questi imprenditori orientali che investono, chiedono e ottengono mutui e finanziamenti, lavorano giorno e notte e fanno sacrifici che pochi altri accetterebbero. Ma il rischio è che possano anche sconvolgere le regole del mercato, verso l'aumento dei prezzi degli immobili.

Giovanni Cagnassi

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