Jesolo, le testimonianze: "Fiamme alte 30 metri e tanta paura"

Il titolare della struttura: «Siamo arrivati subito e abbiamo fatto il possibile per i nostri clienti»
FERRETTI -DINO TOMMASELLA - JESOLO LIDO - INCENDIO AL CAMPING DON BOSCO PINETA - OSPITI FRANCESI SFOLLATI CHE SI APPRESTANO A PARTIRE
FERRETTI -DINO TOMMASELLA - JESOLO LIDO - INCENDIO AL CAMPING DON BOSCO PINETA - OSPITI FRANCESI SFOLLATI CHE SI APPRESTANO A PARTIRE

JESOLO. «Siamo arrivati subito e abbiamo fatto il possibile». Renato Martignago è il titolare delle due strutture ricettive distribuite tra via Don Bosco, l’omonimo camping Don Bosco, e via Vettori Pisani, il camping Bosco Pineta incendiato dal rogo. Originario della provincia di Treviso, Martignago gestisce dal 2008 le due strutture che sono progressivamente cresciute negli anni. Non ha dormito per tutta la notte e poco dopo l’incendio è subito accorso con altri guardiani, per cercare di spegnerlo.

Ieri mattina era già nel suo ufficio. È un uomo forte, di quelli che non si stancano mai: «Questi sono campeggi dove tutti si conoscono», racconta, «l’atmosfera è gioviale e accogliente e ci sono tanti giovani e famiglie. Quanto accaduto è terribile. Certo, c’erano delle bombole del gas, ma non è illegale e servivano alle famiglie per il soggiorno quotidiano. Non mi risultano cavi volanti alla rinfusa, ma fili regolarmente installati a terra, poi altri cavi che sono stati posati dall’Enel. Le cause dell’incendio possono essere molteplici e accidentali. Non credo che qualcuno abbia voluto fare un dispetto, qui siamo tutti amici, persone tranquille. Molti non erano neppure in campeggio, ma già tornati a casa domenica sera perché il loro è un punto di appoggio durante l’estate. Mi risulta ci fosse stata anche una festa di compleanno verso le 18 di domenica, può essere stato un fiammifero gettato a terra, non saprei».

Il caldo soffocante, i condizionatori accesi, un contatto elettrico o cortocircuito sono tra le possibili cause. Per il momento non ci sono segnalazioni di inquinamento.

Un gruppo di ragazzi stava dormendo quando alle 3 è divampato l’incendio. Vanessa Tassan, con i fratelli Andreana e Carmine Bosso, tutti di Mestre, erano in una delle casette mobili non interessate all’incendio, di fronte al rogo: «Abbiamo sentito dei rumori, poi le sirene del pompieri. Ci siamo svegliati di soprassalto senza quasi capire cosa stesse accadendo. Allora siamo usciti e abbiamo visto quelle fiamme, saranno state di 30 metri. Si sentivano grida, c’erano persone che correvano su e giù. Abbiamo avuto paura, anche se poi abbiamo saputo che nessuno era ferito».

C’è una famiglia trentina, uscita appena in tempo dalla casa in fiamme, che si è messa in salvo e adesso pensa alla paura vissuta nella notte e alla vacanza rovinata. Ci sono anche turisti stranieri, come un turista francese che non ha risparmiato proteste: «Nel caldo della notte, tra le fiamme, sembrava un inferno. Nessuno all’interno del campeggio ci ha aiutati, non una bottiglia d’acqua. Non è questo il modo di intervenire in caso di emergenza. Non abbiamo certo avuto l'impressione di essere assistiti in un’emergenza simile».

Qualcuno degli ospiti ha pensato di anticipare la partenza, altri dovevano già partire ieri mattina, dopo il fine settimana. In tutto c’erano circa 350 persone, altre 500 al dirimpettaio camping Don Bosco. Un camper nel campeggio costa 15 euro al giorno, le casette mobili vengono affittate a 3.400 euro per tutta la stagione. La maggior parte sono di proprietà: costano dai 5 ai 20 mila euro, a seconda se nuove o usate. Si possono acquistare ovunque, anche su Internet: poi si paga la concessione, la piazzola al campeggio. Una soluzione adottata da chi vuole un punto di appoggio sul litorale jesolano senza prezzi spropositati, in una situazione a metà tra il campeggio e il villaggio turistico.

Il duplice campeggio non è molto noto tra le strutture ricettive all’aria aperta, per lo più di lusso, sul litorale. A Jesolo, in tutto sono dieci. È più che altro un villaggio alla buona, comodo, poco costoso, vicino al mare, con tante case e casette una vicino all’altra, qualche tenda, i camper e le roulotte un po’ alla rinfusa. La maggior parte degli ospiti e clienti trevigiani e veneziani. In questa zona, lontani dalle luci e gli eccessi del lido, ci sono piccoli ristoranti, come il rinomato “Fritoin”, mentre la tranquilla piazza Torino è solo a due passi, con attività e negozi. Inizialmente arrivavano solo camper in una vasta area dedicata, poi sono cresciuti e si sono allargati.

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