Jesolo, l’affare di Otello Bergamo, da villetta a torre di 8 piani

JESOLO. La videoconferenza le “Mani sul Litorale” riaccende il dibattito sullo sviluppo edilizio lungo la costa e nei centri balneari. E spunta il concetto di “metodo Jesolo”, in relazione a un’operazione immobiliare che ha coinvolto la famiglia dell’assessore all’urbanistica, Otello Bergamo, da poco dimesso per motivi personali. I riflettori sono puntati sulle tante costruzioni in altezza sulla fondamenta delle piccole e vetuste abitazioni. Nella video conferenza si è parlato anche della presenza ventilata della ’ndrangheta a lido, i legami con i casalesi di Eraclea e le indagini su Caorle. Una panoramica sulla costa veneziana ritenuta finora più a rischio per gli appetiti che può stimolare nelle organizzazioni criminali.
Facebook aveva oscurato il dibattito che è stato riproposto dal Prc di Padova sulla sua pagina, annunciando anche una denuncia alla polizia postale. C’erano tra gli ospiti Salvatore Esposito per il Prc sul litorale, Paolo Benvengù, segretario veneto di Rifondazione comunista, Simonetta Marcolongo del Pd di Eraclea, Maurizio Billotto di Legambiente, quindi l’ambientalista di Caorle Marco Favaro.
Ma sono state le parole del giornalista e scrittore Maurizio Dianese a scatenare il dibattito a Jesolo. È lui che ha fatto precisamente riferimento al caso della famiglia Bergamo. Una storia che inizia da una villetta vecchia e fatiscente acquistata in via Campana, alle spalle di piazza Mazzini, dalla mamma dell’assessore nel 2019, a circa 430 mila euro, poi rivenduta dopo pochi mesi e con progetto approvato, con diversi vani tecnici molto ampi per garantire più metri quadrati di superficie.
Una vendita a un prezzo ovviamente più alto a una società che ha realizzato una torre di 8 piani, la Green Tower. Esposito è subito intervenuto: «Su questi argomenti chiediamo una spiegazione ufficiale al sindaco». Jesolo Bene Comune, con Christofer De Zotti e Lucas Pavanetto, ha annunciato un accesso agli atti e una prossima interrogazione. Alberto Carli per il gruppo della Lega ha precisato di non avere elementi al momento: «Non siamo noi a dover giudicare perché ci sono altri organi per questo, ma certo avremo modo di approfondire».
Il sindaco, Valerio Zoggia, non si è sbilanciato: “La vicenda è nota da tempo e mi sento assolutamente tranquillo, se sono stati commessi dei reati la magistratura indagherà. Resta il fatto che le dimissioni di Bergamo sono per motivi personali». Bergamo finora non ha replicato al di là delle dimissioni legate a motivi strettamente personali. Ma adesso si aprirà una discussione sempre più pressante su questo tema, anche perché ci sono diversi consiglieri comunali, amministratori e ex amministratori che lavorano nel settore immobiliare o hanno dei parenti stretti che hanno partecipato a importanti operazioni immobiliari. —
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