Jaclin è a Roma: «Sto bene» Ma il padre non ci crede
SOTTOMARINA. «Chiedo solo di incontrarla. A Roma o dovunque si trovi. Solo per cinque minuti, alla presenza delle forze dell’ordine. La guarderò in faccia e capirò se davvero è lei che ha deciso o se è stata, in qualche modo, plagiata». Ha i toni della disperazione l’appello che Gianni Bellemo, padre di Jaclin, rivolge alla figlia e alle istituzioni. Sabato pomeriggio ha saputo, dai carabinieri, che la ragazza, 18 anni compiuti ad aprile, si era presentata in un commissariato dicendo di essersi allontanata spontaneamente da casa e di non voler essere cercata.
«Mi hanno detto che era a Roma, che si è presentata da sola e che stava bene e che ha detto di essere insieme ad amici. Nient’altro. Ma io e mia moglie (Eleonora, non Valeria, come riportato ieri, ndr) non possiamo stare tranquilli, sono troppe le cose che non sappiamo». La fuga di Jaclin risale a venerdì mattina alle sette e mezza. Uscita di casa, come per andare a scuola, è stata vista, alle otto, da due compagne di scuola, alla stazione delle corriere, insieme a un ragazzo alto, magro, coi capelli castano-scuro e ricci. Avevano delle valigie e il ragazzo era stato visto, altre volte, accompagnarla e andarla a prendere a scuola e scambiarsi qualche bacio. Ma di questo presunto fidanzatino i genitori non sanno nulla. Jaclin, poi, è partita apparentemente senza soldi («Le davamo i contanti che servivano per la giornata» dice il padre) e senza vestiti. Il suo telefono non è raggiungibile. A casa aveva lasciato un biglietto in cui diceva di aver scelto liberamente di andarsene e lasciava solo una mail per eventuali comunicazioni. Sembra tutto chiaro, ma per i genitori non basta. «In casa si andava d’accordo. Perché non ci ha mai parlato di questo ragazzo? Perché lui non si mostra alle forze dell’ordine dicendo chi è? Dove sono andati a vivere, come si mantengono? Abbiamo paura che Jaclin sia stata plagiata, che possa finire in qualche brutto giro. Non ci basta la rassicurazione di qualche poliziotto o carabiniere romano. Vogliamo parlare con nostra figlia, qualsiasi genitore lo vorrebbe». Una vicenda, quindi, in cui i sentimenti cozzano contro la legge: la ragazza è maggiorenne ma le preoccupazioni dei genitori non sono infondate. Tanto più che Jaclin sembra reclamare la sua indipendenza nei modi formali che potrebbero esserle stati consigliati da qualcuno più esperto di lei nelle cose della vita. Ma anche il padre conta su qualche “alleato”. «Mia moglie è russa» dice «e in Russia abbiamo parenti influenti. Li ho informati e mi hanno detto che se entro 48 ore il ragazzo non riporta Jaclin a casa, ci penseranno loro a cercarlo. E io sono sicuro che lo troveranno».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia