«Iva sulla Tia, pronti a rimborsare ma Fisco e ministero rispondano»

Andrea Razzini, ad di Veritas: «Da un mese e mezzo facciamo un pressing quotidiano per capire come restituire i soldi alle famiglie, senza risultati. Associazioni di consumatori e istituzioni si uniscano a noi»
Di Gianluca Codognato

La sentenza della Corte di Cassazione di metà marzo sembrava "tranchant": basta chiacchiere, ora si dia il via libera ai rimborsi per i migliaia di utenti veneziani che hanno pagato indebitamente per anni l'Iva sulla tassa dei rifiuti (oggi Tia). Eppure, a sentire Andrea Razzini, amministratore delegato di Veritas, l’azienda si è mossa.

Da quel giorno è passato più di un mese e mezzo, eppure non s'è mossa una foglia. Colpa di Veritas?

«Nient'affatto. È vero semmai il contrario. Da quel giorno è iniziato il nostro pressing sull'Agenzia delle Entrate che ha passato la palla al Ministero delle Finanze. Ma per ora non è stato preso alcun provvedimento e anche per noi che non abbiamo alcuna responsabilità, questo fatto non stupisce ma certamente preoccupa».

Razzini, cosa sta succedendo?

«Circa 150 mila utenze domestiche veneziane attendono questi famosi rimborsi. Veritas ha provveduto a notificare la sentenza all'Agenzia delle Entrate, che ha riconosciuto la rilevanza del pronunciamento e ha promesso di occuparsene. Da un lato infatti deve modificare la disciplina vigente che prevede che si debba applicare l'Iva alle prestazioni che danno i fornitori del servizio di igiene urbana. Dall'altro ha dichiarato, anche alla nostra Federazione nazionale di recente, di aver interpellato il ministero dell'Economia e Finanze per la faccenda rimborsi e per le relative modalità. Da quel momento non sappiamo se vi siano sviluppi, nonostante un pressing quotidiano. Come Veritas lanciamo un appello, anche alle associazioni consumatori, per chiedere il pronunciamento e soprattutto le modalità per rimborsare non solo gli utenti domestici di Veritas, ma anche i 18 milioni di italiani interessati da questa vicenda».

D'accordo, ma intanto quei soldi potreste anticiparli voi.

«Abbiamo calcolato una spesa di circa 19 milioni di euro (mentre si parla di un miliardo e 900 milioni in tutta Italia, ndr) che non siamo in grado di stanziare poiché sono stati versati allo Stato. Inoltre non sarebbe giusto chiedere soldi all'azienda comunale che ha applicato regolarmente norme statali, peraltro ancora vigenti. Secondo noi (ma non è certo se la pensa così anche il Ministero) si sta parlando solo delle utenze domestiche, che richiedono di media un rimborso modesto, compreso fra i 70 e i 100 euro a famiglia, ma da restituire in modalità non ancora note. Allo stato attuale, infatti, le utenze non domestiche non sembrano coinvolte dalla sentenza ma staremo a vedere, perché le sentenze non sono univoche».

E quindi cosa devono fare le famiglie veneziane adesso?

«Al momento nulla. Bisogna attendere ancora ma non si deve stare inerti. I cittadini possono anche inviarci la domanda del rimborso, non è detto che serva ma può essere comunque una mossa utile. Intanto, insieme alle associazioni dei consumatori e ai Comuni, e magari anche ai rappresentati in Parlamento o alle istituzioni locali, sarebbe importante sollecitare un pronunciamento cosicché ci si possa mettere a lavorare per i rimborsi. In Veneto molte comunità avevano applicato la Tia. Purtroppo c'è chi imputa alle aziende come Veritas questo errore, ma sbaglia».

Ma se si stanziano i rimborsi, come verranno restituiti agli utenti?

«Questo è il problema minore, una soluzione la si trova di certo. Può essere restituita in bolletta o con altre modalità. Ora è fondamentale che il Ministero sblocchi la situazione. Tutto il resto viene da sé.

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