Iva non versata al Fisco otto mesi a Fabio Setten

Pramaggiore. L’imprenditore era il legale rappresentante della Record Cucine All’Agenzia delle entrate mancano 568 mila euro. Nei guai anche il padre Ettore

PRAMAGGIORE. Dopo il padre anche il figlio nei guai. Ieri, il giudice monocratico di Venezia Claudia Ardita ha condannato l’imprenditore 40enne Fabio Setten, residente a Oderzo, a otto mesi di reclusione (pena sospesa grazie alla condizionale) per evasione fiscale. Stando alle accuse dell’Agenzia delle entrate, nel 2011 non avrebbe versato ben 568 mila euro di Iva per l’azienda di cui era rappresentante legale, la «Record Cucine». La difesa non ha contestato il fatto, cioè l’omesso versamento dell’imposta sul valore aggiunto per mezzo milione di euro, bensì il ruolo dell’imputato. Gli avvocati hanno spiegato che quell’anno alla Record Cucine erano in tre al vertice dell’azienda e ad occuparsi delle imposte toccava ad un altro amministratore delegato, mentre Setten si occupava di commercializzazione dei prodotti e di marketing.

Anche il pubblico ministero in aula aveva chiesto l’assoluzione sulla base della documentazione presentata, sostenendo che non toccava a lui preoccuparsi dei versamenti tributari, ma il giudice lo ha ritenuto responsabile sulla base del fatto che era lui il rappresentante legale della società e che, dunque, toccava a lui controllare che i versamenti al fisco fossero in regola.

E proprio ieri, tra l’altro, avrebbe dovuto essere giudicato Fabio assieme al padre Ettore e a un altro amministratore della «Record Cucine», Luciano Rebecca. Il reato contestato, in questo caso, è ben più grave: bancarotta fraudolenta per la Record Cucine. Ma a causa dell’impedimento di un difensore, il giudice dell’udienza preliminare di Venezia Roberta Marchiori ha rinviato l’udienza al 18 maggio. Le parti avevano già raggiunto un accordo per patteggiare, queste le pene: tre mesi di reclusione ciascuno da aggiungere alle precedenti condanne subite a causa dei fallimenti delle altre società del gruppo per Ettore Setten e per Luciano Rebecca, un anno e sei mesi per il figlio Fabio. Ma il magistrato veneziano le aveva giudicate incongrue e aveva respinto i patteggiamenti, rinviando le parti all’udienza di ieri per conoscere in quale modo volessero proseguire. Un nuovo accordo su una pena più alta, il rito abbreviato in modo da ottenere comunque lo sconto di un terzo sulla pena finale in caso di dichiarazione di responsabilità, affrontare il processo in aula nel caso di rinvio a giudizio. Ieri, comunque, nuovo rinvio e tutti si ritroveranno tra otto giorni.

Giorgio Cecchetti

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