Iuav, cinquecento studenti contro il caos della riforma
I nodi sono venuti al pettine e adesso non si sa da che parte iniziare a scioglierli. Martedì il rettore dello Iuav Amerigo Restucci incontrerà nuovamente gli studenti che ieri mattina hanno protestato per il caos provocato dalla riorganizzazione dei corsi di laurea.
L’obiettivo sarà quello di tamponare un disagio già subodorato nei mesi scorsi, quando si era dovuto fare i conti con la riforma Gelmini (Legge 240/2010) e modificare il tradizionale percorso universitario. Tale cambiamento si è dimostrato un vero pasticcio, come hanno spiegato ieri i circa 500 futuri architetti che si sono riuniti alle 9 al Cotonificio di Santa Marta. Gli studenti hanno preso il microfono in mano raccontando il proprio caso personale, in un rispettoso silenzio collettivo.
Nel pomeriggio si è tenuto un incontro di quasi due ore nel Chiostro dei Tolentini tra studenti, rettore e altri docenti. «Avremmo potuto sentire gli studenti prima di avviare questa riforma – ha ammesso Restucci – e per questo voglio che sappiano che c’è la mia massima disponibilità ad accogliere le loro proposte. Inoltre vorrei che sapessero che troveremo una soluzione alle richieste espresse in modo da garantire a chi ha scelto un percorso di studi di portarlo a termine, rispettando il diritto a frequentare gli esami previsti».
Fino ad adesso chi voleva laurearsi allo Iuav doveva superare il test, frequentare una triennale e accedere alla specialistica con tre indirizzi. Con la Riforma Gelmini vengono abolite le facoltà e creati i dipartimenti. Allo Iuav sono tre: Dipartimento di Architettura, Costruzione e Conservazione; Cultura del Progetto e Progettazione e Pianificazione i Ambienti Complessi. Il problema nasce quando si sceglie un docente da seguire e ci si ritrova vincolati al relativo dipartimento, con un pacchetto di esami obbligatorio. Lo studente ha allora la possibilità di esprimere delle preferenze sugli esami da svolgere che, in base al successo degli esami, dovrebbero essere soddisfatte. “Dovrebbero” perché in realtà per molti non è andata così e, nonostante gli ottimi voti, ci si è ritrovati a dover seguire corsi scelti come ultima preferenza. La valutazione viene infatti realizzata da un algoritmo (chiamato dagli studenti «il perfido algoritmo»), concepito da un service del Ministero dell’Università, il Consorzio Cineca. Non solo nessuno capisce che criteri abbia nell’assegnazione dei corsi, ma crea anche sovraffollamenti. Inoltre, chi ha già sostenuto degli esami negli anni scorsi e si ritrova in un determinato Dipartimento, deve capire come valutarli all’interno del nuovo percorso. A questo punto scattano le «Tabelle di equivalenza», ma anche in questo caso le cose non funzionano. «Se decido di seguire un docente – ha detto Daniela Garini – sono immessa in automatico in un pacchetto di esami diversi da quelli che avevo. Per esempio, a me è capitato che Progettazione strutturale diventasse Progettazione paesaggistica, due cose diverse. Mi hanno detto che comunque venivano garantiti i crediti ministeriali, ma in questo modo hanno guardato ai numeri e non al contenuto». Da oggi ogni dipartimento cercherà di fare il punto con i propri studenti per poi fare una sintesi al rettore che, come ha annunciato, dovrà trovare una soluzione.
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