Ittiturismo, scommessa da oltre due milioni all’anno
Coniugare due attività particolarmente significative per la costa veneta, il turismo e la pesca, in una scommessa che riempie il piatto con ben 2,2 milioni annui, tanto è stimata la potenziale spesa dei visitatori a fronte di un servizio innovativo e adeguatamente promosso: ieri mattina, al padiglione Aquae, lo studio sul pesca-ittiturismo presentato dal Ciset di Ca’ Foscari (ma realizzato in sinergia con i gruppi di azione costiera Vegac e Vegal e con la Regione) è suonato più come una proposta da cogliere al volo, numeri alla mano.
L’idea è quella di ospitare sui pescherecci i curiosi, che potrebbero quindi scoprire in prima persona come funziona la filiera ittica, una prospettiva che sembra intrigare molti tra turisti e residenti: secondo i ricercatori, infatti, la domanda potenziale supererebbe le centomila persone all’anno; novanta sarebbero invece i pescatori di Caorle, Burano, Pellestrina, Jesolo, Cavallino abilitati a esercitare questo tipo di attività, una quindicina dei quali potrebbero essere attivi già il prossimo anno.
Il Ciset ha immaginato un programma di venti settimane all’anno a una media di due escursioni a settimana, per 12 clienti a uscita; nel primo anno si potrebbero quindi già soddisfare settemila richieste, e nelle stagioni seguenti, coinvolgendo almeno 40 mila potenziali turisti tra gli oltre centomila stimati e impegnando una cinquantina di pescatori, si raggiungerebbe l'anticipata cifra di 2,2 milioni l’anno di incassi aggiuntivi per il comparto turistico costiero. Al convegno sono stati presentati una brochure in italiano e in inglese, destinata ai primi turisti interessati al servizio, e un volume di 160 pagine che analizza il pesca-ittiturismo. (g.co.)
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