Italia Nostra ricorre al Tar per il Forte di Sant’Andrea

Delibera del Comune contestata anche da Municipalità e associazione XXV Aprile Appello a Brugnaro: «Ritiri l’atto e lo riscriva per evitare di perdere il bene»

Stop alla delibera di acquisizione dal Demanio da parte del Comune del Forte di Sant’Andrea, già approvata dal Consiglio comunale. Ma soprattutto stop all’accordo di valorizzazione incorporato e già sottoscritto anche da Comune e Soprintendenza, che aprirebbe la strada a un uso improprio a fini turistici e speculativi del complesso monumentale situato di fronte al Lido. È l’obiettivo del ricorso al Tar di Italia Nostra contro il Comune, che è stato illustrato ieri - alla libreria Marco Polo - dal presidente della sezione veneziana dell’associazione Lidia Fersuoch, con il presidente della Municipalità di Venezia Andrea Martini e da Marco Gasparinetti dell’associazione Gruppo XXV Aprile.

L’obiettivo di Italia Nostra ma anche della Municipalità è che il Forte sia messo a disposizione della cittadinanza veneziana con un progetto condiviso e un riuso culturale, ad esempio affidandolo in gestione alla Fondazione Musei civici e collegandolo al non lontano Museo navale. Di qui il ricorso al Tribunale amministrativo, che si basa su cinque punti in particolare.

Il primo punto eccepisce il fatto che il Comune - come avrebbe dovuto anche in base al suo Statuto - non abbia chiesto il parere obbligatorio - anche se consultivo - della Municipalità di Venezia sull’acquisizione, come ha ricordato anche Martini. Il secondo punto attiene al fatto che la gara ad evidenza pubblica per la gestione del Forte di Sant’Andrea che il Comune è tenuto a fare, sarebbe viziata all’origine. Per Ca’ Farsetti infatti la valorizzazione del Forte sarebbe possibile e sostenibile economicamente solo legandola a quella della vicina isola della Certosa. Ma la Certosa è già affidata in gestione alla società “Vento di Venezia” di Alberto Sonino e dunque nessun altro soggetto - in base a queste premesse - potrebbe aspirare a vincere la gara.

Al terzo punto Italia Nostra contesta la mancanza di vantaggio del Comune nell’accordo. Il privato sarebbe infatti obbligato a versare solo un milione di euro per gli interventi minimi di recupero del Forte, ma non gli altri 24 milioni di euro ritenuto necessari a questo scopo, che sarebbero infatti facoltativi. Gli altri due punti contestati riguardano il fatto che il progetto di valorizzazione di Sant’Andrea verrebbe immaginato anche su aree che ora non appartengono al Comune ma al Ministero della Difesa e che non è stato redatto dall’Amministrazione alcun piano strategico per Sant’Andrea, come invece le norme imporrebbero. «L’invito che facciamo al sindaco» ha detto Gasparinetti «è di ritirare la delibera su Sant’Andrea e riscriverla correttamente, per evitare di perdere il bene con una bocciatura al Tar».

Enrico Tantucci

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