Isola di San Giacomo cemento e palancole al posto dei mattoni
ISOLA DI SAN GIACOMO. Palancole, cordoli di cemento armato, micropali e fondazioni a gradoni al posto dell’antico muretto cinqucentesco. Interventi “sproporzionati”. Piccole e grandi opere disseminate in tutta la laguna. Negli ultimi venticinque anni sono tanti i lavori di “ripristino” realizzati su rive e fondazioni in laguna dal Magistrato alle Acque e Consorzio Venezia Nuova contestate da comitati e associazioni. Adesso, con l’inchiesta sul Mose, di nuovo sotto la lente. È il caso di San Giacomo in Paludo, isola della laguna nord da anni in procinto di diventare un centro di ricerca ambientale. Il “consolidamento” delle rive è stato avviato qualche anno fa, ora concluso. Adesso simbolo di un modello di sviluppo da combattere. In una memoria-denuncia un professionista veneziano che chiede di restare anonimo segnala «le opere ciclopiche realizzate nell’isola di San Giacomo in Paludo costate milioni di euro». Una fondazione «sproporzionata rispetto al peso da sostenere». Nel lato est, fronte barena, sono state asportate le fondazioni cinquecentesche in conci litici e sostituite con una nuova costruzione. Palancole larsen in ferro di 12 metri piantate sul fondo, un cordolo di cemento armato, una selva di micropali, una fondazione a gradoni in cemento.
A che scopo era stata fatto quel “ciclopico” lavoro? Per sostenere il nuovo muretto di cinta in mattoni, peraltro nemmeno minacciato dal moto ondoso del canale di Burano come succede invece dalla parte opposta dell’isola. Un’opera «esagerata», insiste il professioniosta, «che si commenta da sola: sono state eliminate le antiche fondazioni, senza che ci fosse la necessità di far fronte a un fenomeno idrodinamico erosivo come nel canale tra Burano e Murano. Per realizzare le fondazioni è stato anche scavato - e poi riempito - un canale di servizioo sul lato est dell’isola, con lavori durati mesi e numerose ditte interessate. Un sistema già usato anni fa per rifare le rive di Burano, ma anche per la Giudecca e le Zattere, per la conterminazione di altre isole della laguna. Lavori che nella denuncia vengono definiti «inutili e sproporzionati». Ma il tema più importante è l’uso improprio di materiali non consoni con la laguna e vietati dal Palav, come i micropali, le palancole e il cemento armato, più adatto a lavori su banchine portuali tipo Rotterdam. Un invito ad approfondire questi aspetti di un sistema che in questi anni, conclude il professionista autore della denuncia, ha visto progettazione, promozione, esecuzione e direzione lavori quasi sempre fatti dalla stessa struttura.
A San Giacomo l’isola è deserta, i cancelli sbarrati e chiusi con i lucchetti. I muri di cinta sono in mattoni nuovi, da fuori le fondazioni in cemento armato non si vedono, ma hanno sostituito all’interno le antiche fondazioni. Oggetto anche di studio archeologico con alcuni seminari organizzati dalle Università.
Qualche anno fa l’isola di San Giacomo in Paludo era stata al centro di un progetto di rilancio internazionale. Testimonial il premio Nobel Rita Levi Montalcini, scomparsa di recente e il presidente di Green Cross international Mikhail Gorbaciov, insieme al presidente di Vas (Verdi, Ambiente e Società) Guido Pollice. Inaugurazione in pompa magna, investimento di un milione di euro con sponsor l’Eni. Piccoli restauri avviati, la cavana cinquecentesca restaurata e rimessa in piedi. Poi il nulla, complice la mancanza di fondi. L’isola che torna alla disponibilità del Demanio, i restauri avviati dal Magistrato alle Acque Consorzio Venezia Nuova. Un gioiello della laguna ancora abbandonato. Ma le fondazioni, adesso, potrebbero reggere edifici di dieci piani.
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