Isola del Lazzaretto, il passato raccontato dai visori multimediali

La direttrice Nicoletta Giordani spiega gli spazi del museo. Previsti una foresteria e un ristorante per autofinanziarsi

VENEZIA. Le origini della laguna raccontate con un visore multimediale. Sarà questa una delle novità del futuro Museo della Laguna al Lazzaretto Vecchio. Il masterplan è appena stato inviato al ministero dei Beni culturali e in attesa di conferma.

È una prima bozza, ma già si può immaginare che fisionomia prenderà l’isola che ospitò il primo lazzaretto al mondo nel 1423. Il museo racconterà la laguna dalla sua formazione fino all’istituzione dell’ospedale destinato ai malati di peste.

La novità è che, pur essendo un museo che racconta il passato, l’allestimento e gli strumenti saranno tecnologici e all’avanguardia.

Lo racconta la futura direttrice Nicoletta Giordani, nominata dal Mibac lo scorso dicembre, già direttrice di due musei (Grotte di Catullo e Castello Scaligero) a Sirmione sul Lago di Garda e del Museo Archeologico di Mantova, realizzato ex novo durante il suo mandato.

«L’utilizzo dei visori per conoscere la storia della laguna crea un continuum con la Biennale del Cinema che sbarca nell’isola con la sezione Realtà Virtuale» spiega la dottoressa «Non sarà l’unica novità. Sicuramente utilizzeremo la tecnologia per raccontare il museo, per esempio per la ricostruzione facciale dei resti di scheletri trovati. Un’ampia parte sarà dedicata alla didattica per i bambini».

L’apertura della prima ala dovrebbe essere a fine 2020: «Abbiamo già moltissima documentazione pronta con dati provenienti dalle scoperte archeologiche e archeobotaniche che ci permettono di ricostruire il contesto in cui si insediarono i primi nuclei, dalla preistoria fino all’apertura del Lazzaretto» prosegue «Una parte del museo sarà infatti dedicata alla sanità che ha avuto un ruolo fondamentale a Venezia e nel mondo».

La direttrice però ha in mente anche di aprire il museo ad altre realtà: «Oggi per far vivere un museo è necessario attrarre pubblici diversificati in modo da creare sempre più occasioni di visitare le aree espositive».

Il filo conduttore sarà il rapporto tra uomo e ambiente. Tra i reperti in mostra ci saranno resti della pavimentazione di piazza San Marco e strumenti in selce che servivano per la lavorazione della pelle e molto altro. Grazie a questa documentazione il museo potrebbe vedere la luce già dalla fine del prossimo anno. I lavori proseguono velocemente e anche ieri il comitato scientifico si è riunito.

Dalla prima planimetria, progettata dall’architetto Giulia Passante, si vede come verranno organizzati gli spazi, incluso il pontile per il pubblico che sarà pronto forse già a settembre per la Mostra del Cinema.

Il museo permanente si svilupperà nel Tezzone Vecchio per 1250 metri quadrati e per la Tezzetta al pozzo ampia quasi 300 metri quadrati. Le tre Tese e Maniche a pettine, per uno spazio di 2700 metri quadrati, sarà invece dedicato alle esposizioni temporanee.

Negli edifici all’interno sono previsti una biblioteca, un centro studi archeologici e una sala congressi. Ampio spazio alla foresteria (324 metri quadrati) e alla caffetteria e ristorante (200 metri quadrati) che serviranno per l’autosostentamento dell’isola, come annunciato dal direttore del Polo Museale Daniene Ferrara: «Passo dopo passo capiremo con quale modalità assegnare l’appalto» ha spiegato Ferrara «Le due attività serviranno per finanziare l’isola».

In questi giorni gli operai stanno realizzando la centralina elettrica, fondamento di ogni successivo lavoro. Dopodiché si inizierà a intervenire sugli edifici che dovranno essere restaurati. A questo punto i 10 milioni promessi dal Mibac saranno fondamentali per proseguire. —



 

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