"Isabella uccisa dalla Mala del Brenta per uno sgarro"
Nella lettera anonima spedita in carcere a Freddy si parla anche di usura: "E' arrivato il momento che tu racconti la verità su quella notte"

Freddy Sorgato in aula per il processo e Isabella Noventa
VENEZIA. Quattro pagine scritte in modo professionale, non certo da un profano, dove un anonimo scrive a Freddy Sorgato - carcere Due Palazzi. Il senso della lettera è il seguente: Perchè non parli? Perchè non racconti la verità? E quale sarebbe questa verità? Chi scrive fa una lunga ricostruzione sulla malavita del Piovese e della Riviera del Brenta.
Omicidio di Isabella Noventa, la cronistoria
Nella missiva la mano anonima parla di riciclaggio e traffici di oro e tra una riga e l’altra spunterebbe pure il nome di Smeraldo Marigo, l’ex marito della tabaccaia Manuela Cacco. Poi pare esserci il nome di Paolo Noventa, ipotizzando che aveva contratto debiti e per questo Isabella cercava soldi: proprio Isabella avrebbe minacciato di denunciare le persone che gli avevano prestato i soldi, Freddy si era fatto da intermediario e si parla di terze persone. Il mandante di quel delitto come gli esecutori, non sarebbero i Sorgato e il vero movente sarebbe stata l’usura.

Freddy Sorgato in aula per il processo e Isabella Noventa
Quella notte, Freddy e Debora avrebbero consegnato Isabella nelle mani di altre persone. Fantasie? Una sparata? La lettera pare che martedì alla ripresa del processo venga acquisita al fascicolo del pubblico ministero, che già ne sarebbe in possesso.
Isabella era alla ricerca di soldi e li cercava nel patrimonio di Freddy, un patrimonio vasto che non sarebbe solo suo. Ammesso e non concesso che questa lettera sia vera, l’anonimo invita Freddy a parlare, a discolparsi, a raccontare la verità dei fatti. Dopo una sentenza a 30 anni o all’ergastolo, tutto sarebbe più difficile. Perchè allora non farlo, c’è qualcuno che rischia la vita o quella di una persona cara se Freddy dice la verità? Tutte ipotesi, come quella ovviamente che questa lettera sia una montatura, una raccolta di bugie.
Quando in passato erano usciti ipotetici coinvolgimenti della malavita del Brenta, il pubblico ministero Giorgio Falcone, che conosce a memoria tutti le carte processuali, ha sempre avuto motivi di considerarli baggianate. E anche in questa occasione - è ipotetico credere - la sua versione non è cambiata. La sua ricostruzione dell’omicidio accaduto quella tragica notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016 lui l’ha già data. Freddy e Debora sono colpevoli tanto da meritare l’ergastolo, il carcere a vita, per omicidio volontario premeditato. Anche se hanno scelto un rito alternativo che prevede, per legge, lo sconto di pena di un terzo.
Sconto che il pm Giorgio Falcone ha calcolato sulla sanzione stabilita per l’ulteriore contestazione di soppressione di cadavere, lasciando così inalterato il “fine pena mai”. Per la complice Cacco reclamati 16 anni e 8 mesi di carcere già con lo sconto. Secondo il pm, piena e totale la responsabilità dei fratelli nel delitto, pronti a costruire un castello di bugie. E a mettere a punto una serie di depistaggi anche con l’uso dei media. Ovvio che vien da pensare che se la lettera anonima non è un falso clamoroso, perchè i due non raccontano la verità? Il magistrato sperava che parlassero prima dell’inizio del rito abbreviato.
Possono teoricamente chiedere di parlare in qualsiasi momento, prima della lettura della sentenza. Ovvio che ora restano le udienze dedicate alla difesa e quindi non hanno molte alternative. I colpi di scena non sono mai mancati. Cero che Freddy, per essere considerato credibile dovrebbe fare nomi e cognomi dei mandanti e degli esecutori.
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