Isabella strangolata con una corda per finirla
PADOVA. Il macabro film del delitto di Isabella Noventa è stato ricostruito in aula con dettagli inediti dal pubblico ministero Giorgio Falcone: colpita alla fronte con una mazzetta, poi di nuovo nella parte latero-posteriore del cranio. Isabella è tramortita ma ancora in vita. Sussurra poche parole, cercando lo sguardo del compagno immobile e inebetito: «Freddy... Freddy... aiutami». È già neutralizzata e tuttavia sembra che respiri. Allora la furia-Debora prende una corda, l’avvolge intorno al collo della sua preda e la strangola senza mai mollare, se ancora ci fosse un ultimo soffio di vita. Poi un sacchetto nero dell’immondizia sulla testa della povera vittima, prima di inserire tutto il corpo in un altro sacchetto più grande per evitare di spargere tracce di sangue.
La fotografia di quell’orrore porta la firma di Manuela Cacco, la tabaccaia di Camponogara ritenuta credibile quanto alla confessione sui retroscena del crimine che ha portato all’assassinio della segretaria di Albignasego, Isabella Noventa. Un assassinio seguito da un infinito tentativo di depistaggi e da una valanga di bugie sciorinati senza limiti dai due principali protagonisti di questa pagina nera di cronaca: Freddy Sorgato (avvocati Giuseppe Pavan e Massimo Malipiero) e la sorella Debora Sorgato (avvocati Luca Motta e Roberto Morachiello).
Ecco altri particolari della parziale requisitoria del magistrato che oggi, a partire dalle 9.15, continuerà a illustrare il suo lungo atto d’accusa (una relazione di ben 309 pagine) nell’aula del Palazzo di giustizia dove si sta celebrando il giudizio abbreviato nei confronti dei componenti del diabolico terzetto, tutti accusati di concorso in omicidio volontario premeditato e soppressione di cadavere, mentre solo Cacco (difesa dall’avvocato Alessandro Menegazzo) anche di stalking nei confronti della vittima. E poco importa che nella cucina della villetta di Freddy, in via Sabbioni 200 a Noventa, non siano state trovate macchie di sangue: la superficie delle pareti non è porosa e gli arredi risultano trattati con vernici sulle quali i reagenti della Polizia Scientifica non hanno effetto alcuno. Accurata è stata pure la pulizia subito eseguita con candeggina. Peraltro tra il delitto e il sopralluogo della Squadra mobile è passato oltre un mese e mezzo.
Cristina Genesin
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