Isabella, setacciato un deposito Q8

Il delitto della segretaria. È vicino al “Relax”, la balera frequentata da Freddy la notte del delitto. Nessuna traccia del corpo
Di Cristina Genesin

PADOVA. Non sono sospese le ricerche del corpo della sfortunata Isabella Noventa. Sono ricerche “mirate” tanto che venerdì scorso gli inquirenti - con i vigili del fuoco - hanno messo a segno un accurato controllo in un deposito “Q8” in zona San Lazzaro, a due passi dal “Relax”, il locale di musica latino-americana in via Ponticello frequentato da Freddy Sorgato e dall’amica Manuela Cacco, due componenti del terzetto diabolico (con Debora Sorgato) finiti dietro le sbarre per l’omicidio premeditato e l’occultamento del cadavere dell’impiegata di Albignasego.

Nessun risultato. Nessuna traccia del corpo. Ma era un atto dovuto. Prima del fermo che lo spedito in carcere il 16 febbraio scorso, Freddy lavorava per la Q8 come autista, trasferendo le cisterne con il combustibile nelle aziende-clienti della compagnia petrolifera. Da qui lo scrupolo investigativo di un accurato sopralluogo nel deposito non lontano dal locale da ballo dove l’uomo era di casa. Ovvio che non appena ci sarà qualche nuovo input, la verifica verrà subito svolta sempre, appunto, in forma mirata. Del resto, 26 giorni di ricerche nel fiume Brenta e in altri posti, con un dispendio di uomini, mezzi e risorse enormi (tra cui la morte di un poliziotto esperto subacqueo, Rosario Sanarico, rimasto incastrato sott’acqua nella chiusa e morto il 20 febbraio in seguito all’asfissia prolungata) non hanno portato alcun risultato.

Forse l’unica indicazione fornita da Freddy agli investigatori («Ho gettato il corpo di Isabella nel Brenta in prossimità del ponte di Noventana, in via Argine destro») era solo un modo per sviare le indagini e il lavoro della polizia il più lontano possibile dal luogo dove realmente è stato occultato il cadavere della vittima? Di certo la morte del sommozzatore resterà nella coscienza di chi ha provocato quelle ricerche nel fiume.

Intanto iniziano gli accertamenti del materiale informatico recuperato e trasferito su supporto digitale a disposizione anche dei difensori dei tre indagati: si tratta del contenuto di 8 cellulari, 5 pc, di una chiavetta usb e dell'hard disk sequestrati a Freddy e Debora Sorgato e a Manuela Cacco. Il pubblico ministero Giorgio Falcone, che coordina l’inchiesta, ha affidato il delicato lavoro all’esperto di polizia Ulrico Bardani, mentre i penalisti Massimo Malipiero e Giuseppe Pavan (per Freddy) e gli avvocati Roberto Morachiello e Francesco Lava (per Debora) hanno incaricato dei consulenti di loro fiducia.

Quei contenuti sono all’attenzione della Squadra mobile, guidata dal dirigente Giorgio Di Munno: negli sms o nei messaggi scambiati via whatsapp tra Freddy e Debora potrebbe esserci il movente del delitto di Isabella Noventa. Soprattutto nei messaggi scambiati tra il 16 gennaio e il 15 febbraio, le settimane della “scomparsa” di Isabella, che sembrava inghiottita nel nulla dopo la misteriosa sfilata per le vie del centro storico di Padova. Sfilata che, proprio la notte tra il 15 e il 16 febbraio, Manuela Cacco, convocata in questura, rivelerà essere soltanto una messinscena: era lei a “interpretare” il ruolo della Noventa indossando il piumino bianco che la donna s’era tranquillamente sfilato.

Cristina Genesin

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