Isabella è stata uccisa: tre fermi per omicidio
PADOVA. L’hanno uccisa, spogliata e buttata via come un fantoccio. Hanno usato i suoi vestiti per inscenare una fuga e come se niente fosse hanno finito la nottata in discoteca. Isabella Noventa, la segretaria di 55 anni scomparsa nella notte tra il 15 e il 16 gennaio scorso, è morta stritolata in una folle girandola di odio, amore e gelosie. Freddy Sorgato, il quarantacinquenne ballerino, l’amava troppo e non riusciva ad averla. La sorella Debora, 44 anni, la odiava perché la considerava una approfittatrice. Manuela Cacco, 53 anni, la tabaccaia di Camponogara, era gelosa da impazzire. Dopo un mese di indagini gli uomini della Squadra mobile di Padova, coordinati dal vice questore aggiunto Giorgio Di Munno, hanno chiuso il cerchio sul giallo. I tre protagonisti sono stati sottoposti a fermo per omicidio premeditato in concorso e occultamento di cadavere.
Dopo una notte intera di interrogatori è crollato il castello di bugie eretto per far sparire per sempre dalla circolazione Isabella. I debiti non c’entravano e nemmeno il processo in corso per esercizio abusivo della professione di dentista. Manuela Cacco, incalzata dagli investigatori, ha ammesso: la donna con il piumino bianco in piazza dei Signori era lei. Era la vile messinscena decisa a tavolino per celare l’orrendo delitto appena consumato. Quel maledetto venerdì sera, dopo la cena in pizzeria, Isabella Noventa si è fidata di andare a casa del fidanzato come accadeva ormai da oltre due anni. I rapporti tra loro non erano più sereni come all’inizio e infatti è scoppiato l’ennesimo litigio. La polizia sospetta che lui l’abbia uccisa in casa strangolandola o comunque senza spargere sangue: circostanza suggerita dal fatto che durante tutti i sopralluoghi non sono mai state trovate tracce ematiche.
L’esame dei tabulati telefonici ha portato a galla un groviglio di telefonate tra Freddy, la sorella Debora e l’amica Manuela. Telefonate fatte dopo cena, tra le undici e mezzanotte. Le due donne, da sempre alleate contro Isabella, si sono precipitate nella villa di Sorgato per aiutarlo nel momento del bisogno. Lì, tutti e tre insieme, hanno ideato il piano micidiale: spogliare la donna ormai esanime per inscenare il suo allontanamento. Hanno pensato tutto nei minimi dettagli, ben consci del fatto che il segnale gps dell’Audi A6 avrebbe confermato il racconto fornito più volte agli investigatori. Una volta giunta in piazza Insurrezione Manuela Cacco è scesa dall’auto e ha imboccato via Dante, ha attraversato piazza dei Signori prima verso la Gran Guardia e poi in direzione della chiesa di San Clemente. Teneva il cappuccio in testa e sapeva di essere ripresa dalle telecamere che di lì a poco sarebbero state esaminate dalla polizia.
Nel corso degli interrogatori sono emersi tutti i conflitti nati in questo rapporto malato. Debora Sorgato, vedova, madre di un figlio di 13 anni, compagna di un carabiniere che quella notte se ne stava in servizio ignaro di tutto, detestava Isabella perché sospettava che a lei interessassero solo i soldi del fratello Freddy. Manuela Cacco, invece, la voleva togliere di mezzo per avere finalmente il ballerino tutto per sé, in discoteca come nella vita. Poi c’è Freddy, lo scapolo sciupa-femmine per la prima volta costretto ad assaporare l’amaro sapore del rifiuto.
Dopo un mese di menzogne il diabolico patto a tre è stato spezzato. Il lavoro, per gli investigatori, non è finito. C’è un corpo da trovare. Un corpo che potrebbe essere stato gettato nel fiume come sepolto in qualche angolo di campagna. E c’è una dinamica da ricostruire nei dettagli, per capire i vari gradi di responsabilità.
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