«Io ho due mamme!», maestre a scuola anti-discriminazione

A Mestre un corso per evitare conflitti con i bambini di genitori gay. Scontro Agostini-Seibezzi sull’introduzione del termine “genitore” sui moduli scolastici

MESTRE. E se il bambino consegna il foglio da appiccicare al muro della classe con due mamme, o con due papà? Sì perché i primi attriti tra educatori e bambini con genitori dello stesso sesso nascono sempre alla richiesta di prendere le matite colorate per disegnare la mamma e il papà. Qualche cucciolo potrebbe alzare la mano: «Maestra, ma io ho due mamme! E io due papà». È questo il titolo del corso di formazione promosso dall’assessorato alle Politiche educative di Tiziana Agostini con il Centro donna e l’associazione Alfabeti emotivi cui parteciperanno una sessantina di educatori dei nidi e delle scuole dell’Infanzia del comune: appuntamenti settimanali da metà ottobre a metà dicembre con medici, psicologi e avvocati dell’Università di Ferrara per capire come rapportarsi con i bimbi delle coppie composte da due mamme o due papà.

«È la prima volta come Comune che proponiamo un corso del genere» spiega l’assessore Agostini «con l’obiettivo di combattere l’omofobia, che è come l’acqua per i pesci: tutti ne siamo immersi e non ce ne rendiamo conto». Ma quante sono in città le famiglie composte da genitori dello stesso sesso? Un dato preciso non esiste, come spiegano dagli uffici comunali, ma è possibile stimare che siano alcune decine. La notizia dell’avvio del corso arriva a distanza di qualche giorno dal dibattito divampato dalla proposta di Camilla Seibezzi, delegata del sindaco per i diritti gay, di sostituire nei moduli comunali per l’iscrizione scolastica i termini “madre” e “padre” con il più inclusivo “genitore”, termine già usato da anni, ad esempio, nei libretti scolastici. Un’iniziativa che ha sollevato un polverone di polemiche e che rischia di minare la tenuta della maggioranza, soprattutto per la contrarietà dell’Udc: secondo il partito di centro infatti si tratta di una «proposta inaccettabile». E però a Ca’ Farsetti, sostiene l’assessore Agostini, «già si stava lavorando in questa direzione».

Di più: «Era già tutto pronto per la modifica dei moduli d’iscrizione scolastica». E «se non ci fosse stato il clamore sollevato dalla Seibezzi, che forse era poco informata su quel che stavo facendo, a quest’ora sui moduli ci sarebbe già il termine “genitore” al posto di “padre” e “madre”. Ci stavo senza fare troppo rumore, come mi era stato chiesto dalle associazioni per i diritti dei gay». Una stoccata che non può lasciare in silenzio la Seibezzi, ed è palese che se tra le due donne della maggioranza da tempo non scorre buon sangue, ormai è guerra aperta. «L’Agostini sventola la bandiera dopo che la battaglia è stata vinta da altri, e non a casa interviene dopo che la rete della città ha appoggiato la mia proposta, mentre probabilmente non sapeva nulla della sua. Mi chedo dove sia stato l’assessore Agostini in questi dieci giorni e cosa abbia fatto negli ultimi tre anni». Le città cui fa riferimento sono quelle, più di 70, delle Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni, cui aderisce anche Venezia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia